Una giornata di ordinaria follia. Tombola o porchetta? Ecco in base a quali requisiti si sceglie chi dovrà andare a ricoprire importanti incarichi. Un “caso di scuola”

La scena – che si ripete spesso – nasce da una malattia che negli ambulatori della politica ha un nome ben preciso: sindrome da culo scoperto. Panico, sta per scadere un mandato, poco importa se amministrativo o di nomina. Prendiamo il classico caso di scuola. Tizio ha fatto due
mandati
da assessore (oppure due mandati in un cda qualsiasi, tanto per gente come Tizio – emolumenti a parte – che si tratti del cda di una bocciofila o di una banca, il grado di impegno è il solito) e allo scadere del secondo mandato al partito scatta l’atroce problema (perché per certa gente sono questi i veri problemi, mica altri): e ora a Tizio cosa gli si fa fare?
Capiamo il drammatico momento, mica vorremo privare Tizio di una buona rendita e di altrettanti benefits? Sarebbe una crudeltà, effettivamente (piccolo particolare, Tizio gode di ottima salute e, quindi, potrebbe andare a lavorare come tutti i comuni mortali). Ecco
allora mettersi subito in moto, con una rapidità inaudita, la burocratica macchina del partito (che se un terzo di questa solerzia fosse stata applicata per capire cosa cavolo stava accadendo alle casse dell’Università in anni e anni di saccheggi, oggi l’Ateneo sarebbe stato vivo e vegeto) ed ecco prodursi il miracolo. Improvvisamente Tizio ce lo ritroviamo nominato in qualche consiglio di amministrazione. E vai, obiettivo raggiunto! Ancora per almeno tre anni Tizio è stato salvato dalla cosa più drammatica che poteva capitargli nella vita: abbassarsi a timbrare un
cartellino in un normale posto di lavoro. In fin dei conti il nostro Tizio, è sempre stato abituato a pensare che il detto “il lavoro nobilità l’uomo” fosse la più grossa stronzata mai detta. Dopo di che può darsi che qualcuno si interroghi sulle competenze del signor Tizio. Ma le competenze
tecnico/professionali che il comune mortale pensa di trovare nel curriculum di chi ascende a tali incarichi, fin troppo spesso non sono propriamente all’altezza delle aspettative. Il curriculum standard prevede la scarsa menzione dei titoli di studio e delle esperienze lavorative svolte, mentre invece trabocca di supercazzole del tipo “Tizio è stato assessore nel comune di vattelaapesca dal 2000 al 2004, poi è stato nominato presidente della tal comunità montana, poi è stato nominato anche nel cda di qualche partecipata pubblica” e così via.. Il che equivale a dire, in buona sostanza che Tizio, grazie ad una precisa tessera di partito, di lavoro non ha mai fatto un cazzo in vita sua e l’unica cosa che ha fatto, invece, èstata quella di farsi campare a spese della comunità. Poco importa se non ha uno straccio di titolo di studio adatto per gli incarichi che va a ricoprire e se ci sono centinaia e centinaia di senesi a cui Tizio non potrebbe allacciare manco le scarpe, i quali però in assenza dell’oliata politica giusta vivono di contratti a tempo determinato magari fino a quarant’anni.
Cavoli loro, avevano a servire una settimana a fila allo stand della porchetta alla festa dell’Unità come ha fatto Tizio per anni. Ecco, questo è il vero curriculum che conta; la selezione della classe dirigente si fa in base a quanti tavoli hai montato per allestire la tombola in Fortezza, non se ti sei fatto un mazzo così a studiare e a fare esperienze lavorative di un certo livello, magari addirittura studiando e lavorando allo stesso tempo.
Ma vi pare possibile che nel 2011 si possa affidare la gestione di Siena a chi ragiona così?

Firmato
La Primula Rossa