Ceccuzzi rilascia un’intervista a l’Unità ripresa dal Cittadinoonline in cui dichiara:
“Mps ricapitalizzata ma torni a creare redditività”. Questo il titolo dell’intervista a Franco Ceccuzzi, candidato sindaco del centrosinistra pubblicata oggi su l’Unità toscana nella quale si è parlato anche del futuro della banca. Il Monte deve ricapitalizzare ? E’ la prima domanda. “Basilea 3 lo impone entro il 2019 – risponde Ceccuzzi -il governatore della Banca d’Italia ha invitato i tre grandi gruppi a farlo rapidamente”.
Fino a una settimana fa Mussari e Mancini sostenevano l’esatto contrario.
Ci sembra che nel PD abbiano poche idee, ma ben confuse. Peccato che la confusione e il disaccordo vertano su un problema non da poco: la Banca.
Si mettessero d’accordo, così magari i Cittadini sanno cosa fare poi, eh!?!
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Sono in confusione mentale basterebbe leggere l’articolo del 12 marzo sul Corriere della Sera e soffermarsi sull’ultima considerazione. Il Monte dei Paschi vale oggi 5 miliardi di euro ed ha pagato una banca, l’Antoveneta, 9 miliardi. In un paese normale non regolato da un sistema autoreferenziale come quello messo in piedi da Ceccuzzi andrebbero tutti a casa, in un paese normale.
Ecco l’articolo:
MILANO — Che fa Banca Mps? Il mercato aspetta una mossa, attende notizie perché, si dice, Siena è come se fosse in un limbo dal quale deve uscire. Il 28 marzo, giorno in cui il consiglio di Banca Mps approverà il bilancio 2010 il quadro potrà essere più chiaro. Ma non è detto, perché a Siena la variabile politica ha sempre un suo peso. E questa primavera ci sarà l’elezione del nuovo sindaco, che è anche l’azionista di riferimento della banca. Per adesso la domanda resta inevasa: che cosa intende fare Mps? Perché qualcosa deve fare. Lo dicono i broker londinesi che muovono i credit default swap sul debito di Mps (i cds sono derivati che assicurano dal rischio teorico di default). Ma al di là della speculazione che parte dalla City, anche dall’interno emerge qualche segnale di preoccupazione. Molti funzionari e dirigenti territoriali di primo livello descrivono un gruppo «ingessato» , lamentano la scarsa circolazione di materia prima, cioè i soldi, e criticano la macchinosa lentezza dei processi decisionali. È un quadro ben diverso, tuttavia, da quello dipinto ufficialmente dalla banca. Al mercato interessa sapere appena possibile, per esempio, che cosa farà Mps dei Tremonti Bond, emessi per la considerevole cifra di 1,9 miliardi e in scadenza nel 2013. E poi se ci sarà il dividendo che, ovviamente, è atteso da tutti e in primis dalla Fondazione Mps, titolare del 56% del capitale. Ma la banca può permettersi di rimborsare i bond, pagare un dividendo e poi andare a centrare i parametri patrimoniali indicati da Mario Draghi? Può farlo senza un aumento di capitale? Tre settimane fa, per l’ennesima volta, sono arrivate smentite secche: nessun aumento. A Milano come a Londra semplicemente scommettono sulla cifra: 1,5-2 miliardi il minimo sindacale; 3-3,5 miliardi per stare tranquilli nei prossimi anni. E la Fondazione Mps che farebbe? Sarebbe disposta ad andare sotto il 50%? Mai e poi mai, dicono a Siena. Inutile poi inseguire voci che danno per possibile l’arrivo a Rocca Salimbeni, in caso di maxi-aumento, di fondazioni amiche come la Cariplo di Giuseppe Guzzetti. Per avere idee un po’ più chiare bisogna aspettare il 28 marzo, giorno dei numeri di bilancio. Quelli di Borsa dicono che ieri il titolo, già da alcune settimane tornato sotto l’euro, ha chiuso a quota 0,9255 con un ribasso dell’ 1,59%. Oggi la banca capitalizza poco più di 5 miliardi. Tre anni fa Banca Montepaschi aveva pagato Antonveneta 9 miliardi di euro. Mario Gerevini mgerevini@corriere.