Quer pasticciaccio brutto de via Merulana di Carlo Emilio Gadda, scritto quando correva l’anno 1957, è un giallo ambientato a Roma e il protagonista è il commissario Francesco Ingravallo. Qui invece, mentre corre l’anno 2011, prende forma un altro giallo “Quer pasticciaccio brutto di Via Roma 56” e il protagonista è il cane Paco (laureato a Oxford). Entrambi, Ingravallo e il cane Paco, indagano e svelano misteri, interrogandosi sulle cose degli umani, tra un salto filosofico e un salto della sbarra che conduce verso il numero civico 56 non di “Roma” ma di “Via Roma 56.”
Ma quale “giallo” alberga in Via Roma 56? Alchimisti e improvvisati maghi radio-televisivi, svilupperebbero tesi suggestive sulle apparizioni e sparizioni di numeri civici e addirittura di un intero edificio o di un’intera via. Nel nostro giallo non ci sono alchimisti o maghi: basta e avanza il fiuto canino di Paco (il laureato Oxfordiano).
Rendicontiamo ai lettori gli sviluppi del “giallo” di Via Roma 56 subito dopo un breve riassunto dei capitoli precedenti.
CAPITOLO I – PACO LEGGE LA RASSEGNA STAMPA
Il tenerello Paco impegnato nella ricerca di articoli di giornali della primavera 2010 si imbatte in due ritagli della Nazione di Siena e scopre l’esistenza di una società, la IN.FACT srl. La lettura di questi ritagli disorienta Paco e lo stesso si pone questa domanda: come mai una società srl a tutti gli effetti ha come sede operativa uffici di un’ente pubblico (in questo caso i locali dell’università di Siena)? E da una lettura più approfondita dei ritagli scorge nelle dichiarazioni di due personaggi tal docente Antonio Rizzo e l’onnipresente Maurizio Boldrini l’asse portante del “giallo”. Ecco le dichiarazioni dei due in merito alla societa’ IN.FACT.
Antonio Rizzo dichiarava:” I ragazzi da parte loro hanno contribuito alla crescita del dipartimento realizzando il sito e sperimentando i nuovi servizi. Sono state avviate le procedure di spin off anche se credo che le condizioni attuali, poste dall’università non siano accettabili. Al di là di questi aspetti, che in un modo o nell’altro si risolveranno, come docenti li ho sempre sostenuti …”
L’onnipresente Boldrini dichiarava: “Esiste già uno spin off all’interno dell’Ateneo ma il loro è un modello diverso trattandosi di un’azienda vera e propria. Lo spin off richiede tempi lunghi per affrontare il mercato mentre oggi è importante fare impresa nel più breve tempo possibile. Importante, poi, che inizino a produrre mantenendo un profondo legame con l’Università: le aziende devono rivolgersi a consulenze esterne mentre loro hanno a disposizione attrezzature e professionalità in un luogo dove già si produce ricerca”.
CAPITOLO II-IL SITO INTERNET DELLA SOCIETA’ IN.FACT
Il giorno stesso in cui Paco mette in evidenza il “giallo” della presenza di una società srl dentro la sede universitaria e dopo aver verificato sul sito della stessa università che tal società non rientra nell’elenco degli spin off, come per magia dal sito internet della società IN.FACT scompare dalla sezione contact la dicitura “Via Roma 56”. E da questo punto in poi il giallo si infittisce.Anche se nella mente di Paco la soluzione è ben definita.Considerando che in altri luoghi del web la dicitura “Via Roma 56” risalta adeguatamente nelle schede pubblicitarie di IN.FACT srl.
CAPITOLO III-LA SPUTTANATA GENERALE
La pubblicazione dei primi capitoli del libro genera agitazione,indignazione e pone non pochi interrogativi sull’uso privatistico dell’università da parte di taluni personaggi. Nel totale disprezzo delle regole piu’ elementari e alla faccia degli ignari cittadini. Quale mente geniale si è spinta fino a queste assurde e sfacciate iniziative? Come mai gli organi dell’ateneo, il direttore del dipartimento di scienze della comunicazione e altri soggetti interessati non si sono mai interrogati sulla presenza della società IN.FACT srl nei locali dell’ateneo e come mai non sono mai intervenuti per denunciare simile situazione? Chi ha autorizzato l’uso dei locali e delle attrezzature del dipartimento di scienze della comunicazione da parte di una società privata? Dei ricavi dei lavori eseguiti dalla società IN.FACT l’università ne ha tratto utili in termini economici? Chi ha autorizzato Rizzo e Boldrini ha rilasciare quelle dichiarazioni e soprattutto come mai gli organi dell’ateneo non si sono interrogati dopo averle lette sulle pagine dei giornali? Come mai i cittadini comuni per costituire una srl spendono soldi non solo per la costituzione, ma anche per trovarsi una sede e comprarsi attrezzature e qui invece “i protetti del genio Boldrini” guadagnano lavorando negli uffici dell’università? Via Roma 56 è una “Via” dello Stato Italiano o per caso è un “via” del fantastico mondo della comunicazione boldriniana?
Ora tutti sono a conoscenza degli episodi di questo giallo e quindi sono richieste veloci inizitiative (senza abbuiamenti o magheggi) per verificare la situazione e sanzionare duramente chi eventualmente ha commesso reati o abusi: in barba ai santi e alla decenza civile.
Il tenerello Paco attende fiducioso per completare il capitolo e chiudere in via definitiva questo “brutto pasticciaccio di Via Roma 56”.
2 comments ↓
una soluzione, con il “difettuccio” di essere penalmente rilevante…
ahò, e basta lamentarsi e puntare dita contro questi infacters. che siete invidiosi? Questi qui sono un grande esempio di imprenditoria (giovanile?), inventiva e creatività.
ma vuoi mettere!?!? La sede DENTRO l’università è un’idea geniale! tu non paghi l’elettricità, non paghi l’affitto degli uffici, non paghi il materiale che usi [computer eccetera eccetera], c’hai tutta della manodopera a basso costo che ti gironzola intorno (dottorandi, studenti …) magari c’hai pure il tipo della segreteria che ti risponde al telefono!
Altroché, questi sono un esempio da seguire! Avanti con le imprese dentro gli ospedali, all’anagrafe, nel catasto…. Aspettate che lo sappia la Gelmini, Boldrini lo fa sottosegretario…