Siamo uno Stato laico o una succursale del Vaticano? La vita civile tra privilegi e crisi economica

In Italia appena muovi una critica o metti in discussione i privilegi dello Stato del Vaticano si scatenano tonache di partito e tonache di curia per innalzare il solito muro dell’intoccabilità del Vaticano: come se lo Stato italiano fosse una succursale del Vaticano. Anche in questo caso, e ci riferiamo alla discussione sui privilegi economici della Chiesa cattolica in Italia, alcuni esponenti della stessa chiesa e politici di stampo vaticano la buttano subito all’interno dello scontro tra fedeli e infedeli o laicisti contro curiali. La questione non è di natura filosofica o dottrinale: qui siamo nel bel mezzo di una apocalisse economica e nessuno (proprio nessuno) deve mantenersi privilegi o rendite. La laicità dello Stato e gli interessi della collettività vengono prima di altri interessi particolari. Ora pensiamo alla vita terrena: quando sarà il momento (per chi ci crede) penseranno all’altra vita.

Persino la presidente del PD Rosy Bindi (alla faccia del partito laico!!) ha dichiarato in maniera categorica che i privilegi della Chiesa non si mettono in discussione. Allora cara Rosy Bindi, perché Lei insieme a quei politici che la pensano nello stesso modo, non vi dimettete dal parlamento e i soldi che prendete non li destinate ai cittadini disoccupati e i parlamentari andate a farli nello Stato del Vaticano?? Meglio sarebbe un bel pensionamento di questi politici come Rosy Bindi: che non dicono nulla di innovativo e rallentano il ricambio generazionale e di idee. Comunque in merito alle dichiarazioni di Rosaria da Sinalunga per dovere di cronaca merita segnalare l’intervento di un altro noto esponente del PD Pippo Civati (dichiarazione che noi apprezziamo):”dal blog di Pippo Civati:”Ma davvero nel Pd sono l’unico a pensarla così?
Rosy Bindi, presidente del partito, chiude la discussione sulla questione Ici (e non solo) per i beni della Chiesa: va benissimo così, dice il presidente, perché è questione di carità.
La Stampa di oggi titola: «Esenzioni fiscali per il VaticanoPd e Udc le difendono».
Eppure continuo a credere, nel mio piccolo, che ci sia parecchio da riflettere (a cominciare dall’avverbio «esclusivamente» che in qualche modo rende equivoca la norma). E mi piacerebbe sapere che cosa ne pensano i cittadini e gli elettori del Pd, quelli laici e quelli cattolici. Democratici, s’intende, in entrambi i casi.”

Ritorniamo alla questione dei privilegi del Vaticano. Noi siamo per l’abolizione del concordato e per rendere realmente LAICO il nostro paese: pieno rispetto per la fede di ognuno ma basta con le religioni di Stato. Detto questo,lasciando da parte la diatriba sul concordato, considerato che la Chiesa cattolica è detentrice di beni immobili, di banche, di ospedali,società e altre varie attività economiche, sarebbe il momento di interrompere qualsiasi tipo di erogazioni di fondi pubblici e interrompere qualsiasi tipo di agevolazione nei confronti della Chiesa. Perché non ritornano ai veri valori e messaggi cristiani? Invece di mantenersi i vari immobili di lusso, le varie auto di lusso, le banche, le varie società sparse per il mondo, potrebbero dismettere un bel po’ di questo lusso e i soldi utilizzarli per combattere la povertà e quindi fare delle vere e proprie opere di carità. Non ricordiamo che nei vari testi del cristianesimo ci sia scritto che la Chiesa e i suoi rappresentanti devono andare in giro con abbigliamenti pregiati, auto di grossa cilindrata ed avere strutture di lusso e partecipazioni finanziarie: non ci sembra sia scritto da nessuna parte. Allora, visto che dal Vaticano si pongono nei confronti del resto del mondo, e soprattutto in Italia i vertici della chiesa pretendono di dettare legge,come un Un POTERE, lo Stato Italiano cominci a rapportarsi con loro come si rapporta con il resto della comunità civile. Basta privilegi e basta con la sudditanza alle volontà dei vertici curiali. Servono segnali chiari e interventi in tal senso e a tal proposito riteniamo coerente invitare anche le istituzioni senesi ad aprire subito una riflessione per chiedere alla Fondazione Mps di ridurre le erogazioni nei confronti della curia senese o di altri enti religiosi e le somme non erogate destinarle alla comunità senese per contrastare la pesante crisi economica. E non sarebbe male proprio per dare un segnale di demarcazione tra le cose della vita civile e quelle della vita religiosa che il presidente della banca Mps oltre che presidente dell’ABI rinunciasse al suo incarico di avvocato difensore dell’economo della Curia senese. Non ci sembra il caso di sovrapporre i ruoli.

La discussione in Italia è avviata: ci sembrava il caso di sensibilizzarla anche qui a Siena.