Il nuovo centro sinistra senese respinge al mittente l’invito. Il mittente è Fiorino Iantorno, il consigliere comunale della Federazione della Sinistra (Rifondazione Comunista per il lettore medio che non riesce a stare dietro alle mille e continue scissioni, fusioni, etc.) in predicato, dopo tutto il suo attivismo per restare vicino al candidato Ceccuzzi, di essere nella rosa di nomi dei papabili assessori che lo stesso Ceccuzzi vorrebbese i senesi lo votassero.
Iantorno (ma con lui anche tutta la coalizione del vecchio centro sinistra) non si è forse reso conto che era ilsoggetto meno adatto a fare una tale proposta che prevedesse il ritorno tra le braccia del vecchio centro sinistra di quella sinistra che da quella parte ha preso le distanze, perché negli ambienti più a sinistra ciò che davvero non è piaciuto è stato questa dichiarazione di fedeltà assoluta (intervallata solo da qualche distinguo solo momentaneo e di maniera) praticamente fin da subito verso Ceccuzzi e la sua parte più fedele di diessini.
Il nuovo Circolo Città Domani – Sinistra per Siena, nel suo comunicato, dichiara di essere “aperto ad altre componenti e disposto ad allearsi con formazioni politiche della sinistra che non accettano il degrado che ha caratterizzato gli ultimi vent’anni della vita politica cittadina, con il potere concentrato nelle mani di pochi, con decisioni fondamentali sottratte alla partecipazione popolare, con l’affermarsi di figure politiche mediocri, subalterne e senza personalità“.
Perché qui non si tratta di tradire gli ideali, questo nuovo centro sinistra non dice di voler abbandonare certi principi cari al popolo della sinistra.
Tutt’altro. Ciò che chiede è di dire basta, non votandoli, a coloro che usano la parola “sinistra” solo come una facciata, che adoperano ogni tanto qualche parola di quel lessico tanto per ricordare, forse prima a se stessi che agli altri, dove si trovano collocati politicamente. Questo vecchio centro sinistra è riuscito ad avvelenare i pozzi anche delle nuove leve, quelle leve così inscindibilmente legate alle modalità e alla mentalità diessina; cresciute con il facile miraggio che nella vita si possa vivere solo di politica; che imetodi di “assistenzialismo” creati in città (e non ci riferiamo allo stato sociale, ma a tutti quei carrozzoni più o meno grandi verso i quali tutti si chiedono a cosa servono) dovranno di sicuro continuare ad esserci per sempre, perché, se no, loro poi, di che campano? Andare a lavorare come tutti i comuni mortali non è cosa per loro. Quei metodi che invece di instradare i propri giovani “prescelti” verso posti di lavoro veri e propri facendoli, così, vedere com’è davvero il mondo, li mandano avanti di contratto in contratto in federazione fintanto che non arriverà un assessorato o un posto nel cda di una partecipata che li farà prendere qualche soldo in più.
E così, per queste nuove leve, si innesca un circuito perverso in cui già a 25/26 anni (e in certi casi addirittura prima) ragioni su cosa ti possa toccare quando un “ruzzino” sarà finito; dove potranno essere nominati, cooptati e così via perché il loro modo di ragionare va nella direzione che il loro datore di lavoro è la comunità tutta.
Quella che con le tasse che paga, contribuisce forzatamente a far NON lavorare i “prescelti”.
Chiedetevi un pò, ma se molti di questi un domani non venissero più collocati da certa politica da nessuna parte, a quale lavoro tornerebbero? Rimane solo da dire che la rottamazione di certi politici non deve guardare il dato anagrafico; qui l’età non c’entra.
Anche a Siena c’è già una nuova e giovanissima generazione che si è abbeverata alla fonte del “io vivo di politica” e che sarebbe già da rottamare.
Firmato
La Primula Rossa