Questa mattina come di consueto mi sono fermato al solito bar per il secondo caffe’ intorno alle otto e casulamente ho ascoltato una conversazione, che mi ha lasciato di stucco e nel ripensarci durante la strada verso la mia azienda mi era venuta la voglia pazzesca di presentarmi dal mio socio con due stivali amaranto, jeans attillati,un tanga tigrato e un giubbottino carico di insegne luminose.Ma stamani avevo la barba incolta e quindi ho evitato questo abbigliamento fantasioso.
Che cosa avevo ascoltato al bar? Qualcosa di incredibilmente ridicolo ma al tempo stesso preoccupante, visto che siamo in una società avanzata sul piano dei diritti e dei costumi. Si vocifera che la signora Ines Fabbro direttore amministrativo dell’università si è recata in alcuni uffici per richiamare tutti ad un abbigliamento piu’ consono e chiedendo di togliere le vignette satiriche.
Spero vivamente che la signora smentisca queste voci perchè altrimenti oltre al ridicolo la faccenda rischia di assumere caratteri seri e censurabili. Ci troveremmo in una situazione di censura della satira e di palese lesione della libertà di abbigliarsi delle persone.Quasi una violazione dei diritti individuali e un abuso delle prerogative di un dirigente pubblico.
Quale sarebbe l’abbigliamento consono secondo la Fabbro: le donne vestite da suore paoline e gli uomini con addosso il cilicio?
Ad maiora
Maestro James
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Il dramma sarebbe se chi ha ricevuto questi caldi inviti si adeguasse alle prescrizioni della Sora INESSE, che ha scambiato l’Universita’ per un convento dove vi assicuro sono meno bacchettoni della signora in oggetto….