Le pressioni politiche per il mantenimento del 51% della fondazione nella banca MPS hanno determinato il collasso della stessa fondazione. Le inesattezze di Bassanini e la “politica” dentro la banca

websiteHo seguito tra ieri e oggi il botta e risposta tra due reduci politici della prima repubblica sulle vicende di MPS: Cirino Pomicino versus Franco Bassanini. Non entro nel merito del botta e risposta; riprendo solo una palese inesattezza di Bassanini, quando afferma che lui, Mussari e Ceccuzzi erano contro l’arroccamento a difesa del ruolo predominante della fondazione. Probabilmente Bassanini era contrario, ma Mussari e Ceccuzzi, come testimoniano gli atti e i ruoli svolti, hanno lottato fino alla fine per non far scendere la fondazione sotto il 51%. Esattamente l’arroccamento che ha determinato il collasso della fondazione medesima. E sicuramente il più arroccato su queste posizione era il sig. Ceccuzzi. Lo stesso ha condotto la campagna elettorale rivendicando “mai e poi mai la fondazione sotto il 51%”. Era l’anno 2011. Nel 2012 il presidente della fondazione Gabriello Mancini nel replicare alla accuse rivolte sulle gestione dell’ente dichiarò senza equivoci di aver “ubbidito agli ordini”. Gli ordini di chi? I nominati nella fondazione MPS, per statuto, sono autonomi dagli enti nominanti quindi non è secondario capire chi e perchè ha dato ordini a Gabriello Mancini, considerata la natura giuridica dell’ente e i riflessi nella gestione della banca, questa domanda al sig. Mancini dovrebbero avanzarla oltre ai magistrati anche le altre autorità di vigilanza. E siccome la fondazione ha contratto debiti per assecondare le scelte della banca e per non scendere sotto la soglia del 51%, causando evidenti danni patrimoniali per lo stesso ente e il territorio di riferimento, in sede civile e penale il sig, Mancini deve chiarire da chi ha ricevuto “ordini”. La magistratura, anche alla luce della non approvazione del bilancio comunale 2011 e in base alle dichiarazioni pubbliche di ex consiglieri comunali, i quali hanno asserito che Ceccuzzi ha nascosto ai consiglieri comunali la lettera della fondazione MPS in merito alle poste di bilancio condizionati dalle erogazioni della fondazione stessa, dovrebbe accendere un faro e valutare i rapporti intercorsi in questa misteriosa vicenda del bilancio comunale. Il dato politico invece è chiaro: la fondazione è stata utilizzata, pur con la conapevolezza dei danni patrimoniali, per meri scopi di tenuta del consenso elettorale. Mentre qualcuno dava ordini e altri li ricevevano.

Del resto, smentendo la tesi di mister Profumo, la politica è entrata ed è ancora dentro la banca. Tutti gli uomini che collaboravano alla gestione Mussari-Vigni e alcuni di essi hanno e sono vicini a un preciso gruppo politico,proprio quello del sig. Ceccuzzi, con il placet di Profumo sono stabili nei ruoli dentro la banca, in particolar modo David Rossi e Valentino Fanti; per non parlare del Responsabile Servizio Organizzazione Processi Strutture Centrali della Banca Mps, Leandro Cini, che il 17 dicembre 2012 era al tavolo dei relatori dell’iniziativa politica delle primarie a sostegno di Franco Ceccuzzi. E mister Profumo non poteva non sapere del bonifico di MPS del novembre 2012 per pagare la pubblicità per la festa del Pd senese. Non dimentichiamoci dell’appello pubblico dello stesso Profumo durante la trasmissione di Lucia Annunziata a sostegno della riconferma di Mussari alla guida dell’Abi; e delle parole di apprezzamento, recenti, nei confronti di Franco Ceccuzzi. Forse per far uscire la politica dalla banca bisogna cambiare il presidente della banca.

Il momento è difficile e il pensiero,cosi come le azioni di tutela e di rilancio, sono rivolti giustamente ai dipendenti e alla banca stessa, vittime principali dei disastro compiuto. Vittime di quella politica che ancora alberga in banca.

Albus Silente