Un nostro lettore commentando il nostro blog ci ha scritto “ ma voi non vi occupate mai della sanità?”
Caro lettore, ci siamo tenuti un po’ lontani dalle vicende ospedaliere senesi e della sanità in generale perchè altri, come L’Eretico, seguono e affrontano nel dettaglio le varie problematiche. Oggi però stimolati da un lettore interveniamo su due vicende di enorme importanza: la vicenda del PET delle Scotte e l’inchiesta che coinvolge il membro del cda di banca MPS Alberto Aleotti; soprattutto del PET.
La questione dell’assenza del PET all’ospedale Le Scotte di Siena è stata segnalata e argomentata sui giornali dall’ex consigliere comunale di Siena Enrico Tucci. E ha fatto un’opera seria e importante per la cittadinanza. Ecco l’articolo del Tucci http://www.ilcittadinoonline.it/news/154570/Altro_che_ospedale_principe__alle_Scotte_manca_la_Pet___.html
Come segnalato dal Tucci: “Quando in commissione sanità al Direttore Morello dal sottoscritto vennero chieste spiegazioni in proposito la risposta, incredibile ma vero, fu che mancava una autorizzazione del Comune per poter continuare i lavori del cantiere della PET”. Il sindaco in quel momento era il solito Franco Ceccuzzi. Noi abbiamo fatto alcune verifiche e abbiamo scoperto che quanto scritto dal Tucci corrisponde a verità. E in quel periodo se vi ricordate il Ceccuzzi e i suoi uomini avevano imbastito uno scontro con l’ex direttore Morello. Invece di far dare l’autorizzazione per il cantiere del PET, il Ceccuzzi e i suoi uomini perdevano tempo con i soliti scontri politici sulle spalle dei cittadini.
Questa è la storia. Oggi,proprio, per fornire un servizio utile e quindi far risparmiare soldi ai contribuenti, invitiamo il Commissario Laudanna a provvedere alle necessarie autorizzazioni,rimediando cosi agli errori dell’ex sindaco Ceccuzzi.
Di altra valenza e portata è l’inchiesta che coinvolge la ditta farmaceutica Menarini (azionista con il 4% della banca MPS) e Alberto Aleotti membro del cda di MPS.
Per comprende meglio questa vicenda vi segnaliamo l’articolo di Repubblica a firma del giornalista Michele Bocci.
TUTTE le Asl italiane, oltre trecento, tutte le Regioni, i Ministeri della salute e dell’ economia, l’ Aifa, agenzia del farmaco, e l’ Agenzia delle entrate. Secondo la procura di Firenze sono stati tutti danneggiati dalla Menarini, il più importante gruppo farmaceutico italiano, al cui presidente onorario Alberto Aleottiè contestata la truffa aggravata al sistema sanitario, e per questo sono stati invitati a presentarsi come parti offese all’ udienza preliminare che si svolgerà il 30 gennaio 2013. I carabinieri del Nas di Firenze stanno notificando in queste ore a tutti i soggetti pubblici l’ invito del gip Silvia Cipriani. Anche se solo una piccola parte di coloro che vengono invitati accettassero di costituirsi parte civile, si darebbe vita a una super-udienza e poi, probabilmente, a un processo “monstre”. Del resto i numeri della vicenda penale di Menarini sono impressionanti. Secondo le accuse, l’ azienda della famiglia Aleotti avrebbe tratto, mediante una rete di triangolazioni commerciali, un “ingiusto profitto” di ben 575 milioni di euro da sette principi attivi. Il danno per il servizio sanitario nazionale, sempre stimato da chi accusa la casa farmaceutica fiorentina, sarebbe di 860 milioni di euro dal 1984 al 31 dicembre 2010. Proprio per questo i tutti i soggetti pubblici sanitari vengono informati che potranno chiedere il risarcimento del denaro ingiustamente speso. Nell’ inchiesta dei pm Luca Turco, Ettore Squillace Greco e Giuseppina Mione, si accusa di truffa Alberto Aleotti, presidente onorario di Menarini e dominus dell’ azienda fino a due anni fa. Attraverso società fittizie a lui riferibili, avrebbe sovrafatturato il costo dei principi attivi acquistati da “Bristol Myers Squibb”, “Meiji Seika Pharma International”, “Astra Zeneca Ab”, “Fujisawa Pharmaceuticals”. In questo modo faceva risultare al Comitato interministeriale prezzie al Ministero di aver dovuto sopportare costi maggiori del reale e quindi strappava prezzi di vendita al dettaglio più alti di quelli che avrebbe ottenuto se avesse dichiarato il costo effettivo dei principi attivi. Così il sistema sanitario si è trovato per decenni, secondo le accuse, a sostenere costi più elevati quando rimborsava i medicinali ai farmacisti. Nell’ inchiesta i figli di Alberto, Lucia e Alberto Giovanni, e otto collaboratori sono accusati di riciclaggio degli enormi profitti. In questi mesi la casa farmaceutica fiorentina sostiene di attraversare un periodo di difficoltà per le norme sull’ obbligo da parte dei medici di prescrivere sulle ricette il principio attivo e non il nome commerciale del farmaco. Sono stati minacciati circa mille licenziamenti e la Regione si è impegnata per scongiurarli. Ieri l’ assessore alle attività produttive Gianfranco Simoncini ha detto che giovedì 6 dicembre si terrà un incontro al ministero dello sviluppo economico per discutere del caso Menarini. «Auspico – ha detto Simoncini- che si arrivi con qualche novità anche per quanto riguarda la norma sulla prescrizione dei farmaci generici, attualmente in discussione in Parlamento, dopo la presentazione di emendamenti di Udc, Lega, Pdl e Pd che propongono di trasformare in facoltà l’ obbligo di prescrizione da parte del medico. Una modifica importante per il settore farmaceutico italiano». Sempre ieri in consiglio regionale l’ assessore alla sanità Luigi Marroni ha risposto a una interrogazione del consigliere del Gruppo Misto Dario Locci su finanziamenti regionali a società del Gruppo Menarini. Ha escluso che siano giunti contributi pubblici alla Fiesole Auditorium e alla Fondazione Internazionale Menarini, mentre è stato finanziato dalla Regione con 2,5 milioni di euro il progetto «Sviluppo di farmaci innovativi per la terapia del dolore» della Menarini Ricerche e della Università di Firenze.
1 comment so far ↓
Vorrei fare due domande.
Sig. Ceccuzzi per quale motivo ha bloccato le autorizzazioni?
Se non fose per motivi tecnici, è corretto, secondo lei, negare il diritto alla salute con ostruzionismo burocratico?
La ringrazio.