Il riordino delle province è una decisione tutta politica affidata all’impopolarità di una scelta tecnica di un governo di presunti tecnici. Chi oggi dal PD senese grida “al lupo al lupo” dimentica di aver creato le condizioni di debolezza per la città

La rabbia dei senesi per l’abolizione della provincia è comprensibile; il grido “al lupo al lupo” di alcuni dirigenti del PD senese come Orlandini è la dimostrazione dell’inutilità della classe dirigente locale. Quella classe dirigente che ha messo in ginocchio Siena, creando quelle condizioni di debolezza verso l’esterno e nei rapporti con il potere romano. In questi anni hanno pensato alle carriere personali dissanguando la città e bloccando qualsiasi progetto o idea di rilancio; hanno affidato la banca a Mussari e l’avvocato attraverso la banca si è costruito la carriera verso Roma e a Siena cosa è rimasto? Una banca da salvare e l’avvocato alla presidenza dell’ABI. Tutto questo,ovviamente, con il sostegno del Ceccuzzi e del PD. Da mesi tutti sono a conoscenza della situazione di degrado dell’ateneo e fanno finta di niente e a Roma ci sono stati; per fare cosa? Non per aiutare l’ateneo nel rilancio ma solo per tutelare la poltrona al rettore abusivo Criccaboni.

Poi a Roma ci sono stati per chiedere aiuto allo Stato per salvare la banca. A dimostrazione che la banca l’hanno messa in ginocchio.

E i dirigenti del PD senese? Mentre in tutta Italia e in Toscana(vedi Arezzo e Livorno) si mobilitavano per contrastare il riordino delle province qui a Siena si baloccavano con quella promessa fatta durante la festa del PD : “Siena capoluogo della futura area vasta”. Il nemico di Siena non è fuori ma dentro,nella classe dirigente locale capitanata dai vari Ceccuzzi, Orlandini, Cannamela, etc. etc.

E ora? Orlandini afferma che la debolezza di Siena nella battaglia sul riordino delle province è dovuta alla presenza del Commissario in Comune. A parte il fatto che hanno abolito la provincia e non il Comune di Siena, il genio della storia Orlandini dovrebbe ricordarsi che il suo partito ha votato e sostenuto il riordino delle province e se oggi i dirigenti del PD senese vogliono protestare con sincerità, allora, non gli rimane che consegnare le chiavi del partito e le tessere a Bersani in segno di protesta con il gruppo parlamentare del PD che ha votato la legge di riferimento del decreto che riordina le province. Tutte le altre uscite politiche sono solo pagliativi per nascondere ai cittadini le proprie responsabilità politiche e la propria inadeguatezza storica. Altro aspetto della protesta. In molti dal PD senese invocano la decisione della Corte Costituzionale in relazione al ricorso presentato da 8 regioni contro il decreto del governo.Le regioni che hanno presentato ricorso sono governate dal PD? Assolutamente no! Le regioni governate del PD non hanno presentato nessun ricorso. Quindi la palla sul riordino delle province era ed è tutta del parlamento. E le forze politiche che sostengono Monti hanno votato la legge e a breve voteranno anche la conversione in legge del decreto. E l’indicazione del gruppo parlamentare del PD è favorevole al decreto del governo Monti.(Ecco le regioni che hanno presentato ricorso:Piemonte, Lombardia, Veneto, Friuli Venezia Giulia, Lazio, Campania, Molise e Sardegna; e non sono governate dal partito di Orlandini). Il PD di Siena invece di mandare l’economista Giulio “Guido” Carli a Roma per presentare quella fantomatica petizione popolare per votare in autunno(cadono le foglie ma non si vota) doveva mobilitare parlamentari e istituzioni per chiedere una valutazione sul ruolo della provincia di Siena. Hanno ragione quei tifosi: “dopo banca, università,etc…anche sotto Grosseto”. Mentre Siena veniva indebolita e dissanguata da una classe dirigente miope, megalomane e incapace, i vari Orlandini, Mussari, Boldrini, costruivano le loro carriere sulle spalle dei cittadini.

Che fare per il futuro? Se il governo non modifica questo decreto e se il parlamento non blocca il riordino, proprio per non fare la figura degli ultimi forse conviene aprire un tavolo di contatti e di approfondimenti con le istituzioni grossetane. Ma non con l’attuale classe dirigente di megalomani e incapaci che ha portato Siena verso il baratro.