Ve lo ricordate il film con Alberto Sordi nei panni di un tenente dell’esercito che chiede gli ordini ai propri superiori l’otto settembre del 1943? E i superiori che gli intimano, ai sensi degli ultimi provvedimenti regolamentari, di cantare durante le marce di spostamento. E allora cantano mentre i tedeschi li attaccano uccidendo decine di militari italiani. Beh! La situazione al Monte sembra essere proprio questa. Dopo dieci mesi dall’insediamento della “splendida” coppia Profumo, Viola nulla è cambiato e i numeri rimangono brutti. Una società di rating considera il titolo della banca senese spazzatura e la colpa è tutta del personale. Risorsa che va penalizzata, secondo gli attuali gestori, in modo indiscriminato perchè privilegiata nel recente passato e non adatta. Chi stabilisce tale inadeguatezza sono niente po’ po’ di meno che personaggi come la signora Dalla Riva e il signor Bernardo Mingrone che a fronte dei loro lauti compensi ignorano storie personali legate da anni a una azienda che si chiama Monte dei Paschi di Siena. Obbiettivo: disseminare terrore, paura per cercare di recuperare una capacità di direzione che non sembra essere riconosciuta. La fiducia nei confronti dei capi non è qualcosa che si compra il mercoledì al mercato. Profumo fa cadere, sempre, le solite considerazioni prive del riscontro della misurabilità dei numeri, dal sesto piano. Ha i suoi fedeli catapultati a Siena con cui si riunisce una volta alla settimana a Milano. Viola, per contro, ha i suoi fiduciari con cui dialoga costantemente a Siena. Ma, né quelli di Profumo, né quelli di Viola parlano fra di loro. Ci sono due modi per essere riconosciuti come “capi”: l’egemonia determinata dalla capacità professionale o la paura esercitata da un potere indiscriminato. I vertici bancari hanno scelto la seconda strada nel deserto dei risultati. Tutti avevano sperato in un cambiamento che fosse fatto di certezza di obiettivi del coinvolgimento sui risultati, del rispetto della risorsa lavoro per quello che ha espresso e per quello, soprattutto, che poteva ancora esprimere. Si colpisce, viceversa, nel mucchio senza conoscere le singole individualità, si distrugge un patrimonio di conoscenza che hanno fatto grande nel passato il Monte e che avevano subito la gestione anch’essa indiscriminata della coppia Mussari – Fabrizio Rossi. Non si è tentato un recupero, una rimotivazione delle capacità che pur erano disponibili a un cambiamento di passo per il bene del gruppo a cui appartenevano. Non tutti i dipendenti sono nella direzione generale e non tutti hanno fatto parte delle scelte sciagurate del passato. Ma a fronte dei molti che vengono cacciati senza reali responsabilità altri vengono conservati nei loro posti di comando. Livelli che sono di primaria importanza nell’azienda, ma che godono della copertura politica di chi oggi non è più ai vertici e/o del partito di maggioranza relativa a Siena. Ceccuzzi porta su di sé anche questa responsabilità: quella di aver scelto gli attuali “capi” e di aver distrutto un patrimonio fatto di carne e di ossa.
Giovanni Romagnoli
1 comment so far ↓
È se fosse vero che, il nostro, porta sfiga?
Pensateci , a quest’ora, gli indizi sono troppi e non paiono coincidenze.
La sfiga la indotto anche a sfiduciar si da solo. Bho?