L’appello lanciato dal PD (S) senese alla costruenda coalizione del centro sinistra è laplateale manifestazione della forte debolezza che da tempo lo stesso sta attraversando.
La domanda che sorge spontanea è: per quale motivo il PD (S) ha sentito l’esigenza di dare alle stampe il segno della propria difficoltà e non gestirlo all’interno delle sedi deputate alle trattative politiche?
Pensa forse, chi ha scritto il documento del PD(S), che dire pubblicamente alle altre forze politiche di sbrigarsi a scegliere il candidato di questa ectoplasmatica coalizione di centro sinistra possa costringerle a fare immediata retromarcia sulle proprie posizioni? O, piuttosto, può produrre l’effetto contrario e rafforzarle?
Credono, davvero, che politicamente sia stata una mossa azzeccata? O più semplicemente hanno messo in piazza il detto “il re è nudo”?
Sempre di più, anche a livello cittadino, sembra un partito messo all’angolo, costretto più che a trattare a doversi umiliare di fronte ad alleati che, avendone fiutato la debolezza, tatticamente lo stanno tenendo sulle corde da mesi.
Il partito di maggioranza relativa a Siena si è messo da solo nella condizione di subire, mediaticamente parlando, schiaffi e prese di distanza e di distinguo praticamente ogni giorno da aspiranti alleati (ma poi siamo sicuri che lo siano davvero, almeno alcuni?) che hanno fatto e continuano a fare di tutto per fargli abbassare la testa, in modo, giustamente, da aumentare il proprio peso politico.
Parliamoci chiaramente, se il PD(S) fosse stato, come si dice a Siena, “nei suoi cenci” e non negli stracci in cui è oggi anche le altre forze politiche orbitanti nel centro sinistra già da tempo non solo si sarebbero sedute al tavolo con uno spirito ed un approccio differente, ma, senza dubbio, a distanza di soli tre mesi dalle comunali il PD(S) sarebbe già stato immerso in una forte campagna elettorale.
Questa volta, invece, non è così. Oggi sono arrivati agli appelli, domani, se vanno avanti di questo passo, rischieranno di scendere direttamente alle suppliche.
Anche questa storia delle primarie di coalizione sta diventando un po’ come la novella dello stento, oggi le chiede uno e non le vuole un altro; domani si decide che non si fanno più; poi si rilanciano in pista di nuovo il giorno dopo.
Ma possibile che all’interno dei DS non esista qualcuno che si fermi un attimo a ragionare con lucidità su che punto sono arrivati e, soprattutto, dove stanno andando? Capiamo perfettamente che nessuno vorrebbe mai avere intorno persone non di stretta fiducia, ma anche circondarsi quasi esclusivamente di yes man, di collaboratori che (forse del tutto incoscientemente) non hanno alcun polso reale della città, specie in un momento politicamente “ballerino” come questo rischia di tracimare in una vera e propria disfatta.
E, sempre in uno spirito non di critica ma di analisi, forse questi stessi yes man non hanno neppure valutato fino in fondo se la candidatura di Ceccuzzi fosse stata quella più adeguata. Perché la cosa che a molti di loro forse spesso sfugge è che non è detto che se tra di loro, e all’interno delle stanze della Federazione, uno è più conosciuto e stimato di altri questa stessa percezione la si ritrovi identica anche oltrepassata quella soglia.
La classe dirigente non è necessariamente detto che debba essere selezionata solo in base alla più cieca fedeltà ed appartenenza.
A volte anche un po’ di professionalità potrebbe non essere del tutto inutile.
Firmato
La Primula Rossa