Tommaso Occami. Desolazione

Vorrei parlare di tre aspetti della vicenda Monte dei Paschi che continua a consumarsi e che ieri ha avuto un ulteriore drammatico passaggio. La perdita registrata nel bilancio 2011 non va a incidere sul patrimonio ma comunque rappresenta una enorme diminuzione di valore per la banca (su i dati di bilancio ci tornerò con un apposito articolo). Che testimonia ancora una volta, ammesso che ce ne sia bisogno, l’errore strategico legato all’acquisto della banca Antonveneta. E il modo con cui è stata pagata che ha determinato tutti gli effetti negativi sulla Fondazione  e con il bilancio di ieri anche sulla banca. Non è sufficiente dire che tali operazioni sono state fatte anche da altre banche come ad esempio Intesa. Non è sufficiente e la dimostrazione sta nel differente andamento del titolo. Intesa che vale ben cinque volte il Monte dei Paschi non ha risentito delle pulizie di bilancio.
Ma altre considerazioni vorrei fare e più precisamente: sulla mancata presenza del presidente Mussari alla presentazione del bilancio, alla comunicazione fatta dal direttore Viola al personale e sulla lettera inviata da Mancini ai consiglieri comunali; vicende non da poco! La prima, ci risulterebbe che il Mussari non fosse preso da impegni inderogabili perché visto nei paraggi dell’Università di Siena. Vorrei dare un consiglio all’avvocato di Catanzaro: é bene che vada all’assemblea di Aprile. Ci vada come fanno gli uomini veri che non si nascondono dietro le conoscenze politiche che lo hanno portato prima in Fondazione e poi in Banca, senza essere mai passato da una prova elettorale. Vada in assemblea senza nascondersi dietro l’arroganza del potere che tutto consente e tutti minaccia. Ci vada a mani nude e riconosca le sue responsabilità a viso aperto se vuole continuare ad avere una qualche considerazione da una città che tanto gli ha dato, forse troppo!
Da Viola ci saremmo aspettato altro. Ci saremmo aspettati che rivolgendosi ai dipendenti avesse detto: voi siete l’unico capitale capace di rimettere in sesto la banca. Ci saremmo aspettati che avesse rassicurato i dipendenti dicendo loro di rassenerare le loro famiglie perché avrebbe operato per non ridurre il loro potere di acquisto. Che i mutui si sarebbero potuti continuare a pagare così come gli impegni nei confronti dei figli. Ci saremmo aspettati che avesse rassicurato nei confronti della minaccia di licenziamento. Ci saremmo aspettati che avesse detto che tutti questi obiettivi sarebbero stati raggiunti tagliando i 60 milioni di pubblicità o gli altrettanti 60 per i dirigenti strategici o i 140 milioni di euro per consulenze, ma ciò non è avvenuto. Il capitale umano è l’unica cosa che ci rimane, attenzione! Ma un piccolo consiglio vorrei dare anche al direttore Viola: lasci il suo stipendio basso fintantoché non ha comunicato le sue strategie per uscire dalla crisi nella quale si trova il Monte, sarebbe un bel gesto, in controtendenza!
L’ultimo, ma non per importanza è Gabriello Mancini. Ci ha confermato quello che già  sapevamo con la lettera inviata ai consiglieri comunali. Tale atto ha solo un elemento in più: la delegittimazione del sindaco Ceccuzzi e la guerra di tutti contro tutti. La volontà di scaricare la colpa sugli altri genera queste situazioni. Ceccuzzzi, sulla Fondazione e su Mancini, quest’ultimo sulle istituzioni e sul partito. Il partito di maggioranza che prepara una mozione dove scrive di non essere stato messo in condizione di sapere perché se  avesse saputo non avrebbe autorizzato l’aumento di capitale. L’aumento, il secondo, che ha messo in ginocchio la Fondazione. Mancini che si difende da questa accusa scrivendo che  il Ceccuzzi in campagna elettorale non voleva scendere sotto l 50% perché avrebbe messo a rischio la sua elezione (ricordiamoci la lettera inviata a tutti i cittadini a firma Ceccuzzi in campagna elettorale dove si candida a paladino della senesità del Monte con la difesa del famoso 50%). La rappresentazione della crisi della politica a Siena é tutta qui come mosche impazzite che dietro un vetro cercano una via di uscita che non trovano. Il commissario Profumo ne raffigura la fine.
Avremmo preferito un’altro scenario: una classe politica che si assumesse le  proprie responsabilità, chiedesse scusa ai senesi creando i questo modo le condizioni per un cambiamento delle rappresentanze sociali. Ciò non è stato ma non è detto che non possa avvenire.

Tommaso Occami

2 comments ↓

#1 Bastardo Senza Gloria on 03.30.12 at 14:02

Si sa come vanno le cose, il sig. Mussari quando arrivò a Siena aveva due amici su cui contava, uno era il Piccini e tutti sappiamo come è andata, il Piccini in Francia e il Mussari in Fondazione, l’altro era il Masoni sposato con la Stasi, et voilà, il Masoni via, e il buon Mussari si sposa la Stasi. Poi è arrivato alla presidenza della banca, che era ancora di Siena, et voilà, la banca sta passando di mano e non è più dei senesi. C’è rimasto il buon Ceccuzzi, che nel frattempo si tocca i coglioni, e che non è assolutamente in grado di reggere lo stress, infatti ha dei cali di zuccheri frequenti.
Ora che questi abbiano voglia di chiedere scusa e di fare ammenda la vedo dura. Tanto cascà, cascano in piedi, nessuno alla fine gli rompe i coglioni, quindi?
Quindi niente.

#2 Eba conferma on 03.30.12 at 17:30

http://www.economiaweb.it/pronti-a-rafforzare-esm-ed-efsf/