Lo stupore è evidente per chi ha letto le notizie relative al nuovo consiglio di amministrazione per la parte di competenza della Fondazione Monte dei Paschi.
I due esclusi, Alfredo Monaci ed Enrico Totaro, fanno sicuramente notizia. Il primo in quota Alberto Monaci e il secondo in quota Franco Ceccuzzi. Ha prevalso la linea dei tecnici sul modello del governo Monti; quei tecnici che vengono chiamati a dirigere quando la situazione si fa grave. Che rappresentano da una parte il fallimento della politica e dall’altra sono gli unici disposti a fare quello che i politici, per questioni di consenso elettorale, non si sentono di fare. Di danni a Siena i politici in questi anni ne hanno fatti tanti. É meglio, quindi, per loro, fare un passo indietro per far dimenticare le responsabilità accumulate nel tempo. La gente ha la memoria corta e “passata la nottata” tutto risplenderà di nuova luce. Non credo, onestamente, che ci saranno grandissime reazioni da parte dei fratelli Monaci. Terranno il Ceccuzzi con il fiato sospeso in consiglio comunale con l’intento di trovare nuove soddisfazioni e compensazioni personali (come la presidenza della Fondazione ad Alfredo). Anche perché la vicepresidenza della banca sarà oggetto di discussione. Gli acquirenti privati delle azioni del Monte in mano alla Fondazione vorranno sicuramente un ruolo di prestigio per tutelare i propri interessi. A seguito di queste nomine lo scenario di potere a Siena non è cambiato poi di molto. I manovratori occulti sono rimasti gli stessi e più esattamente: D’Alema, Amato, Bassanini, Gianni Letta con la immancabile presenza del professore Luigi Berlinguer. Ed è facile verificare l’intervento dei suddetti, analizzando attentamente i nuovi personaggi che faranno parte del consiglio di amministrazione della banca. Tania Groppi, ASTRID, dove presidente è Franco Bassanini e Giuliano Amato responsabile scientifico.
Una foto per non dimenticare MAI certi po’ po’ di grovigli da far rabbrividire.
Marco Turchi, indicato da Massimo D’Alema, il nuovo Carlo, che non dispiace al primo cittadino che ha dovuto ingoiare il veto su Totaro. Paola De Martini indicata da Gianni Letta. Angelo Dringoli sempre legato ad Alberto Monaci nonostante che qualcuno metta in giro altre appartenenze. Ecco la squadra dei tecnici che dovrà fare operazioni difficilmente digeribili per Siena come l’aumento di capitale che diventa di giorno in giorno sempre più obbligatorio (cfr. l’ultimo numero dell’Espresso). Come contestarne l’oggettività e la necessità se viene avvalorata dalla scienza? Decisione che lascia libera la politica, se le cose si dovessero mettere male, di addossare le responsabilità a terzi. Dei tecnici commissari, quindi, che gestiranno la discesa della Fondazione a livelli di partecipazione nella Banca molto bassi. Certo che vedere per la prima volta l’assenza, nel consiglio di amministrazione, di rappresentanti legati al sindacato e più precisamente alla CGIL fa pensare. Del resto non si possono tirare le imboscate come quella della manifestazione di venerdi scorso senza pensare a delle ritorsioni. Veder sfilare tranquillamente senza contestazioni il Cenni insieme alla Bindi e al Borghi deve aver fatto salire la febbre a qualche esponente del PD. E veniamo all’assenza dal voto del Mancini al momento della scelta del futuro presidente Profumo. Assenza che ha determinato una mancata unitarietà di intenti così come viceversa aveva esplicitamente richiesto l’ex amministratore delegato di Unicredito. Ma perché Mancini ha compiuto un gesto così significativo, impensabile per chi conosce l’indole del presidente della Fondazione? Ci sono due versioni: una scontata, il siluramento di Alfredo Monaci. Un’altra più complessa dovuta ai problemi giudiziari che coinvolgono lo stesso Profumo per truffa erariale; si parla, a questo proposito, anche di una lettera inviata dalla Banca d’Italia a Siena. Se così fosse le acque si agiteranno nuovamente nei prossimi mesi. I rappresentanti della ex Margherita vogliono lasciarsi la possibilità di addossare tutte le responsabilità della scelta agli ex DS. Sembra sempre che la situazione stia per esplodere per poi accorgersi che non cambia nulla. Dietro i tecnici spuntano i soliti personaggi politici. Dietro i nuovi nomi i soliti problemi: una città, che a causa di scelte sbagliate, si accinge ad avere una Fondazione fortemente ridimensionata e una banca che guarda fuori Siena.
Tommaso Occami
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Älteste Bank in der Krise
http://www.news.at/articles/1212/30/322557/italien-aelteste-bank-krise