Facciamo il punto. Equinox il fondo di Mancuso è disponibile a rilevare la quota della Fondazione, il 15%, in una unica soluzione. Tale acquisizione ha una sola condizione che Profumo non faccia il presidente della Banca. Le motivazioni di tale richiesta risiedono in antiche ruggini e di queste forse una sola merita di essere sottolineata: l’eccessiva spregiudicatezza gestionale dell’ex uomo dell’Unicredito. La proposta di acquisto è, quindi, allettante anche se comporta ovviamente dei rischi, ad esempio, l’eccessiva concentrazione in un unico acquirente di molto potere azionario. Apparentemente sembra essere questa la motivazione nobile che spinge alcuni rappresentanti della Fondazione e del PD locale a cercare altre soluzioni. Come ad esempio diluire quel 15% fra diversi azionisti non istituzionali e lasciare solo un 5% per i fondi. Ma se andiamo più in profondità ci accorgiamo che ben altre sono le motivazioni. Profumo non approderebbe a Siena da solo, come hanno scritto in diversi. Il candidato presidente, ex Unicredito, porterebbe con sé, in un patto di governance, lo stesso Mussari: lui presidente del Monte dei Paschi e l’altro, quello uscente, amministratore delegato. Per realizzare il progetto, in ogni caso, bisogna avere molti azionisti privati amici e il fondo istituzionale non contrario, quindi, la scelta si orienterebbe su Clessidra. La politica senese da questa partita ne sarebbe esclusa anche se sembra impossibile che il sindaco non ne sia a conoscenza, visto anche il modo con cui ha reagito alle domande su Equinox postegli dal giornalista della Reuters. Stendiamo, allo stesso tempo, un velo sul rappresentante della Provincia e continuiamo a considerarlo fra i non classificati. L’esclusione della politica è determinata dal fatto che la partita sarebbe tutta in mano ai soci della Banca con il peso specifico della Fondazione fortemente ridimensionato. Quest’ultima, con scarso successo, sta cercando di comprare tempo per superare la scadenza dell’assemblea di aprile, quella che determinerà i nuovi assetti dell’unica partecipata della Fondazione. Il presidente Mancini e il suo schieramento, a partire da Monaci, non vedono di buon occhio la presenza di Profumo per le caratteristiche gestionali che ha manifestato in tutti questi anni: scarsa attenzione al territorio e alle fondazioni. Oltre al fatto che mettere tutto in mano agli ex DS sembra, ai loro occhi francamente troppo. In vista anche del congresso nazionale del PD e alle differenze che emergono sempre più vistose fra la componente moderata e quella più barricadera. Divergenze che potrebbero avere anche risvolti drammatici per quel partito se, come sembra, il governo Monti dovesse durare più del previsto e sbarcasse la scadenza del 2013. Certo sarebbe, come dire, difficilmente comprensibile per la città e per i dipendenti il fatto che Mussari verrebbe da tutta questa operazione premiato. Perché sarebbe premiato? Avere un’amministratore delegato al Monte vuol dire avere il responsabile strategico della banca, ruolo profondamente tecnico, con remunerazioni adeguate alla funzione. Più importante dello stesso presidente che nel caso di un AD vedrebbe la sua figura fortemente ridimensionata. Vero motivo, quest’ultimo, per cui la funzione di amministratore delegato non è stata mai messa in essere al Monte. Non parliamo, poi, del direttore generale che nell’ipotesi sopra accennata diventerebbe un semplice esecutore. Tutta questa operazione resta di difficile comprensione nel momento in cui in consiglio di amministrazione chiede ai lavori della banca un sacrificio di proporzioni mai fino ad ora verificatesi. La domanda che in molti si pongono: ma come possono questi amministratori chiedere ai lavoratori un sacrificio di questa natura? Dicono: avremmo capito se a chiederlo fossero stati degli amministratori nuovi e se ci fosse stato un cambiamento generale con il relativo riconoscimento delle responsabilità, ma in questo modo proprio no! E le critiche non si risparmiano neppure nei confronti del sindacato che in tutti questi anni é stato acquiescente alle volontà dei vertici aziendali e subalterno alla politica del PD. Se poi ci fosse la ciliegina sulla torta del Mussari, allora sì che …
Tommaso Occami