Questa Ines Fabbro sicuramente vive la convinzione di essere il direttore amministrativo non dell’ateneo della civile città di Siena, ma di quello di Panama. Vi ricorderete credo tutti le recenti cronache che hanno riportato alla ribalta lo Stato di Panama luogo di rifugio del latitante Lavitola: a Panama essendo una zona franca ognuno fa come cazzo gli pare senza controlli e gli intrallazzi prevalgono sulle regole basilari di uno Stato di Diritto. Dopo le disgustose telefonate tra Riccaboni e quel Tomasi del ministero che concordavano la nomina della “cara Ines” tanto legata allo stesso Tomasi, oggi scopriamo che, tra gli sponsor della stessa Fabbro già nel 2010 c’era l’allora parlamentare Franco Ceccuzzi e infatti sempre in quel periodo il rappresentante del comune di Siena nel cda dell’ateneo Vareno Cucini chiedeva al Riccaboni di “far presto” con la nomina della Fabbro. Ma non solo: tra gli sponsor della condannata della Corte dei Conti ci troviamo anche Piero Fassino (legatissimo a Luigi Berlinguer e grande referente di Ceccuzzi) e a tal proposito risuonano come conferma le parole della Fabbro “sono molto amica sia del ministro Profumo che di Piero Fassino”. Il ministro Profumo già rettore del Politecnico di Torino e Fassino è il sindaco di Torino. A questo punto possiamo affermare che l’attacco ai diritti sindacali e il taglio dell’accessorio dallo stipendio dei lavoratori dell’ateneo è stato fatto dal direttore amministrativo di fiducia del sindaco Ceccuzzi e di quella parte del PD vicina a Fassino e a Luigi Berlinguer. Si comprende benissimo che il famoso volantino distribuito dal PD senese con il quale chiedevano “rigore … bla bla … trasparenza … legittimità” non era altro che la stessa manovra che sta facendo il Ceccuzzi sulla fondazione e sulla banca: quando la situazione precipita scarica gli altri e tenta di vestire i panni del discontinuatore. Dopo quanto emerso con le intercettazioni telefoniche e a seguito delle conclusioni delle indagini se il PD senese, il Ceccuzzi e le stesse forze di opposizione vogliono rivendicare la loro estraneità agli intrallazzi hanno solo una carta da giocare: “via il Rettore e il direttore amministrativo”, non con interviste, ma con atti di sfiducia consiliari. Non ci crede più nessuno ai giochini dei “ladri di Pisa”; forse solo qualche furbetto sciocco che anche di fronte al danno sul suo reddito personale continua ad acclamare la cricca dei docenti. La prova provata del clima di gestione del dissesto è rappresentata dal pranzo di ieri con il quale il rettore abusivo pianificava il cda dell’università. Alla faccia dell’indipendenza dei membri del cda e alla faccia della trasparenza gestionale. Siamo passati da altri famosi patti come quello della “crostata” al patto dei crostini della cricca riccaboniana. Si scrive Riccaboni si legge Piero Tosi; si scrive Ines Fabbro si legge Jolanda Cei Semplici. La Semplici è la coordinatrice ombra di Ines Fabbro: quando Ines appena nominata parlando con Criccaboni gli dice” sai mi ha chiamato anche la Semplici”. Senza dimenticare la famosa cena a casa di Jolanda con la Fabbro e Marcello Rustici(mentore del presidente del consiglio comunale Alessandro Piccini). Ricordiamo al mondo intero che Criccaboni e la condannata dalla Corte dei Conti non hanno nessun piano di risanamento: sono in quei ruoli solo per tutelare la cricca e gli indagati del dissesto. Insomma, per coprire le gestioni Tosi-Bigi e la gestione universitaria tanto voluta da Luigi Berlinguer e Jolanda Cei Semplici. Dentro l’ateneo la capetta Fabbro ha instaurato un clima disgregante e lesivo dei diritti sindacali e le prova tutte per isolare le persone indipendenti e rispettose delle regole. La Fabbro si tiene stretta stretta la donna di fiducia dell’ex direttore Bigi, quella ben nota Laura Goracci; da tempo sempre la condannata cerca di far “fuori” la dottoressa Ilaria D’Amelio dall’ufficio legale. Giustamente dei vertici che intrallazzano non possono avere tra i piedi persone oneste e fedeli al proprio ruolo come la dottoressa D’Amelio. Forse questa Fabbro non ha capito bene la musica: le amicizie ministeriali, quella con il padre dell’ex procuratore Firrao magari hanno rallentato vergognosamente le tappe della giustizia ma ci arriviamo lo stesso a buttare giù la cricca. E così vediamo chi sta dalla parte delle regole e chi da quella della cricca degli intrallazzatori. Dopo quattro anni i cittadini “pretendono” i processi sul dissesto e dopo i fatti che hanno dimostrato lo stato di illegalità che ha favorito la nomina di Criccaboni e della condannata la magistratura non può girarsi dall’altra parte. I cittadini sono a conoscenza di tutti i fatti e anche delle manovre che tentavano di frenare le indagini. Basti pensare alle famose telefonate tra Vera Benini e quelle tra Riccaboni e quel Tomasi.
La “grande capetta” che piace tanto a Ceccuzzi e gli intrallazzi che riaprono un nuovo periodo di dissesto morale ed economico per l’ateneo senese. Le manovre della condannata dalla Corte dei Conti Ines Fabbro. Dal patto della “crostata” a quello dei crostini
Gennaio 10th, 2012 | Note redazionali