Vespero, il declinante

Sull’ora crepuscolare lo spirito dei Veglianti compatisce la sorte degli umani. Tace l’universo conosciuto al momento in cui Vespero il luminoso scompare dalla volta celeste inabissandosi nell’emisfero meridionale segnando i cicli alterni della morte e della resurrezione dell’anima. La notte ridesta le ombre dello smarrimento, l’angoscia ed il gelo per un orizzonte temporale che va disperdendo la propria essenza. Piangano i cieli e pianga la terra il perduto senso dell’Uomo, si dolgano coloro che hanno immolato l’alto senso etico al mercimonio dell’individuum, del NON divisibile. Ed ora che la Stella regredisce, che si ricovera nell’insondati abissi, quale sorte spetterà ai mortali? Dove dimorerà l’autentica sostanza incorporea ora che si è obliterato il senso critico ed il senso dell’universalità, ora che va disperdendosi la Fratellanza e che l’uguaglianza ha perduto ogni significazione? Ahi serva Italia, di dolore ostello, nave sanza nocchiere in gran tempesta, non donna di province, ma bordello(Purgatorio VI, 76-151). E l’accorato appello è all’euritmia, alla comunione di intenti e di fini, alla solidarietà che sola rende liberi.

Fate che la morte vi colga vivi.

Maestro Uriel