Il tempo delle mele e della presa per “le mele” è finito. Tutti ora sono a conoscenza del disastro gestionale e politico dei vertici della Fondazione MPS e della sconfitta della strategia miope e provinciale degli enti locali(soggetti nominanti la Fondazione). Qui non si tratta di aprire uno scontro ideologico o una partita a scacchi tra forze politiche. Ci troviamo nel pieno di un cambiamento epocale nazionale e internazionale che sta modificando l’idea stessa della politica, la natura stessa degli assetti istituzionali nazionali e internazionali, l’economia e i soggetti stessi della finanza. In questa fase non ci perdiamo nelle seghe mentali “se sia giusto o sbagliato” il cambiamento. Non servono politicanti ma soggetti politici e istituzionali consapevoli e seri. La congiuntura economica e la situazione finanziaria mondiale sta schiacciando in ogni dove i cialtroni e gli incompetenti alla guida di strutture e istituzioni economiche. Si difendono e reagiscono con serietà solo quei gruppi e quelle economie guidate da competenti e sobri difensori del bene comune. A rischio non ci sono le poltrone di tizio o di caio: qui rischiamo il “culo” tutti. Si rischia come cittadini, rischiano i dipendenti pubblici, i lavoratori privati e con i venti distruttivi in corso rischiano le banche e i dipendenti delle stesse. Possibile che solo qui a Siena la politica e le istituzioni non hanno compreso questo cambiamento epocale con le relative conseguenze? Possiamo affermare di no.
E’ stato scritto su giornali autorevoli, viene ripetuto in tutte le salse da centri del potere economico, se lo stanno dicendo nelle riunioni ristrette ma alla fine nessuna decisione che sia utile per arginare il default della Fondazione MPS e di conseguenza di parte dell’economia locale; evitando per ora di ipotizzare gli scenari per la governance e la proprietà futura della banca MPS. Senza urlarci contro e senza intraprendere soluzioni populistiche del grido “al lupo al lupo” e poi magari le pecore sono già morte, prendete subito decisioni forti e serie. Per ridare fiducia alla cittadinanza e per riaprire una sinergia costruttiva con le Istituzioni economiche e con il famoso mercato serve un messaggio forte: le DIMISSIONI dei vertici della Fondazione e di tutti i membri della deputazione(nessuno escluso); smetterla di prendere e prendersi in giro e dire chiaramente che la Fondazione dovrà scendere forse fino al 25-20% e forse anche di piu’. Questa scelta va fatta subito. Per la Fondazione subito un presidente che sappia parlare almeno inglese con provata competenza economica; un direttore generale della Fondazione riconosciuto come tale dal sistema economico nazionale e basta con i politicanti di partito e con i “residui passivi” delle opposizioni nominati nella deputazione della stessa fondazione. In questi giorni l’economia e la finanza sono sotto la gestione di Obama, Mario Draghi, Angela Merkel, Corrado Passera, Guzzetti e Nagel. La Fondazione MPS da chi è rappresentata? Dai vari Gabriello Mancini, Duccio Panti, Paolo Mazzini, Alessandro Piazzi, Vittorio Galgani, etc.. Dove volete andare con questo gruppo dirigente? Non basta la polveriera università in mano a un rettore irregolare: volete aggiungere disastro al disastro? Fermatevi perché lo spettacolo non è bello e di certo taluni comportamenti politici che dal resto del mondo sono seguiti con imbarazzo non aiutano alla costruzione di una credibilità istituzionale.
Mentre scriviamo questo nostro intervento ci giunge voce che stasera si svolgerà una riunione di “alta politica” che probabilmente scuoterà le fondamenta del sistema politico-economico mondiale. Il consigliere comunale del PD senese David Chiti essendo del tutto inconsapevole della situazione in cui si trova continua a prendersi gioco dell’intelligenza dei cittadini e delle istituzioni pubbliche. Ci giunge voce che stasera( o forse è già in corso) il prode Chiti ha convocato l’associazione “Noi” per spiegare a tutti i soci la propria situazione in merito all’inchiesta che lo vede tra i 18 avvisati di garanzia e addirittura un’altra voce ci suggerisce che forse sarà l’associazione “Noi” che si pronuncerà sugli avvisi di garanzia. Invece di perder tempo ad arrampicarsi sugli specchi dovrebbe rassegnare immediatamente le dimissioni da consigliere comunale. Sarebbe un altro messaggio serio per dire alla cittadinanza e al resto del mondo che qui si “parla un po’ inglese” e non si “ruzza come i cittini dell’asilo “ e che le istituzioni sono di tutti e non di “Noi”.E anche i bar son compresi nei tutti e non nei “Noi”. La situazione precipita con possibili conseguenze dannose per la comunità e il Chiti alla faccia delle carte o rotoli etici sfida le inchieste dei magistrati e la decenza pubblica. Addirittura sulla pagina facebook il consigliere “David Noi Chiti” preso da impeto arriva a paragonarsi a Giulio Cesare, perché si sente vittima di una congiura. Poi qualcuno si stupisce del perché dal resto del mondo ridicolizzino la città e non riconoscono autorevolezza alle istituzioni. La politica senese è rappresentata da “Giulio Cesare”; o se preferite da “Giulio Noi Cesare”. E da Gabriello Mancini, naturalmente.
P.S. Sempre da voci raccolte tra la gente risulterebbe che il Chiti sentendosi diffamato abbia denunciato il blog Fratello Illuminato perché avevamo scritto che era indagato. Ci scusiamo con il Chiti e con i nostri lettori: non è indagato ma è stato raggiunto da un autentico avviso di conclusione delle indagini. Va a finire che questo blog si costituirà parte civile nei processi.
12 comments ↓
http://www.youtube.com/watch?v=EeqT-uu6n9w
Eravamo 34 quelli della terza E
tutti belli ed eleganti tranne me.
Eravamo dei mondiali quelli del ’66
la regina d’Inghilterra era Pelè.
Sta crescendo, come il vento questa vita mia
sta crescendo, questa rabbia che ti porta via
sta crescendo come me, si come me.
Eravamo 34 quelli della terza E
sconosciuto il mio futuro dentro me,
e mio padre una montagna troppo alta da scalare
nel paese una coscienza popolare.
Sta crescendo, come il vento questa vita mia
sta crescendo, questa rabbia che ti porta via
sta crescendo come me, si come me.
Davanti alla scuola pensavo viva la libertà,
tu dove sei, coraggio di quei giorni miei
coscienza, voglia e malattia di un canzone ancora mia,
ancora mia, ancora mia.
Nasce qui da te, qui davanti a te, Giulio Cesare.
Eravamo in 34 e adesso non ci siamo più
e seduto in questo banco ci sei tu,
era l’anno dei mondiali quelli dell’86,
Paolo Rossi era un ragazzo come noi.
Sta crescendo, come il vento questa vita mia
sta crescendo, questa rabbia che ti porta via
sta crescendo come me, si come me.
La notte è lontana, partiamo, viva la libertà
tu come stai ragazzo dell’86
coraggio di quei giorni miei
coscienza, voglia e malattia di un canzone ancora mia,
ancora mia, ancora mia.
Nasce qui da te, qui davanti a te, Giulio Cesare
(Thanks to Fabio for correcting these lyrics)
Eravamo 34 quelli della terza E
tutti belli ed eleganti tranne me.
Eravamo dei mondiali quelli del ’66
la regina d’Inghilterra era Pelè.
Sta crescendo, come il vento questa vita mia
sta crescendo, questa rabbia che ti porta via
sta crescendo come me, si come me.
Eravamo 34 quelli della terza E
sconosciuto il mio futuro dentro me,
e mio padre una montagna troppo alta da scalare
nel paese una coscienza popolare.
Sta crescendo, come il vento questa vita mia
sta crescendo, questa rabbia che ti porta via
sta crescendo come me, si come me.
Davanti alla scuola pensavo viva la libertà,
tu dove sei, coraggio di quei giorni miei
coscienza, voglia e malattia di un canzone ancora mia,
ancora mia, ancora mia.
Nasce qui da te, qui davanti a te, Giulio Cesare.
Eravamo in 34 e adesso non ci siamo più
e seduto in questo banco ci sei tu,
era l’anno dei mondiali quelli dell’86,
Paolo Rossi era un ragazzo come noi.
Sta crescendo, come il vento questa vita mia
sta crescendo, questa rabbia che ti porta via
sta crescendo come me, si come me.
La notte è lontana, partiamo, viva la libertà
tu come stai ragazzo dell’86
coraggio di quei giorni miei
coscienza, voglia e malattia di un canzone ancora mia,
ancora mia, ancora mia.
Nasce qui da te, qui davanti a te, Giulio Cesare
Hanno rovinato la città; si sono svenduti anche l’anima. Andate via. Università Fondazione..tutto in rovina e poi questo Chiti…..ma questa è la Siena di Silvio Gigli, dei Barni e dell’anima popolare delle contrade? Non riconosco piu’ la mia città……
”Chiunque legga quest’articolo è assolutamente libero di rifiutare o dissentire da qualsiasi cosa qui scritta che possa per lui sembrare non vera oppure poco sensata”
Albert Pike, prefazione di Morals and Dogma of the Ancient and Accepted Scottish Rite of Freemasonry.
Io approvo il vostro articolo!!!
La crisi del Monte dei Paschi vista dal Wall Street Journal
Ottobre 2011
In questi giorni i leader europei stanno discutendo una nuova serie di misure per affrontare la crisi. Una delle proposte riguarda la possibilità di ottenere maggiori garanzie dalle banche più esposte verso i paesi che rischiano l’insolvenza, attraverso nuovi capitali che possano evitare problemi di stabilità. La proposta potrebbe interessare molte banche italiane, compreso il Monte dei Paschi di Siena, cui David Enrich e Deborah Ball dedicano un lungo articolo sul Wall Street Journal di oggi.
La banca più vecchia del mondo, il Monte dei Paschi di Siena Spa, è nel bel mezzo della tempesta. Secondo gli analisti, i leader europei potrebbero obbligare la banca a mettere insieme come minimo due miliardi di euro di nuovo capitale. I problemi del Monte dei Paschi di Siena potrebbero avere ripercussioni nell’intera area: la potente fondazione che possiede metà della banca sta riducendo drasticamente le donazioni, lasciando da parte il proprio ruolo di Medici dei giorni nostri.
Il responsabile della fondazione, Gabriello Mancini, spiega di non poter più essere il bancomat della città. Questo si potrebbe tradurre in un problema, aggiunge, perché molte istituzioni e organizzazioni hanno fatto affidamento per lungo tempo sulla fondazione. Negli ultimi tre anni questa ha ridotto il proprio impegno economico in Toscana dell’80 per cento e potrebbe ridurlo ulteriormente nei prossimi mesi.
Il problema per il Monte dei Paschi e per molte altre banche italiane, spiegano sul Journal, sono gli investimenti nei titoli di Stato italiani, ritenuti un tempo affidabili. I cinque principali acquirenti di titoli possedevano circa 164 miliardi di euro di debito italiano alla fine dello scorso anno, circa il doppio rispetto al capitale di cui dispongono per assorbire e compensare perdite economiche improvvise. All’epoca il Monte dei Paschi era risultato il più esposto: aveva 32,5 miliardi di debito italiano a fronte di un cuscino per le emergenze di 7,1 miliardi di euro. Di recente il rating della banca è stato ridotto dalle tre principali agenzie e, complice la crisi, tira una brutta aria sull’andamento della società.
Con circa tremila impiegati, la banca è la principale fonte di occupazione per Siena. Si occupa dei prestiti per circa il 60 per cento delle attività commerciali e dei privati nella zona. E non a caso viene chiamata “Babbo Monte” dai cittadini di quelle parti. […] Quando il Monte dei Paschi prosperava, le cose andavano bene anche per la fondazione. Fino al 2008 la banca produceva notevoli profitti. E la fondazione si occupava della gestione di circa 250 milioni di euro ogni anno per la zona di Siena.
Con l’arrivo della crisi e l’operazione di acquisto della Banca Antonveneta, avviata nel 2007, le cose iniziarono ad andar meno bene per il Monte dei Paschi. Nel 2009 la società ottenne un aiuto dallo Stato italiano pari a 1,9 miliardi di euro, in cambio del pagamento di 160 milioni di euro di interessi ogni anno.
Nei due anni seguenti, l’economia peggiorò e i profitti del Monte dei Paschi si ridussero. I dividendi azionari, legati alle prestazioni finanziarie della banca, arrivarono a meno di un centesimo per azione nel 2009. Questo privò la fondazione di una delle principali fonti di raccolta di denaro. La fondazione reagì tagliando le donazioni dai 230 milioni di euro del 2008 ai 100 milioni di euro nel 2010. Ora ha in programma di donare 50 milioni quest’anno e la stessa cifra l’anno prossimo.
Il Wall Street Journal racconta le difficoltà degli ultimi mesi della banca, obbligata a ottenere nuovi fondi per aumentare il proprio capitale. La società ha emesso nuove azioni per 2,1 miliardi di euro e ne ha comprate per un miliardo per non perdere controllo e autonomia, ma spendendo molto altro denaro e accendendo nuovi prestiti. L’operazione ha anche nuociuto alle quotazioni in borsa del Monte dei Paschi.
Se le azioni del Monte dei Paschi continueranno a scendere, o se i suoi dividendi saranno ancora limitati, la fondazione avrà probabilmente bisogno di vendere altre azioni per avere il denaro necessario per pagare i 600 milioni di euro di prestito. In questo caso la quota posseduta dalla fondazione potrebbe diminuire e scendere sotto il 50 per cento.
la nomina tempestiva dell’avvocato Duccio Panti nella deputazione della Fondazione Monte dei paschi è stata una bischerata. A conferma che ciuffettino è fuori controllo.
Il Chiti conferma quello che in molti pensavano: è solo un politicante opportunista e la vicenda del bar rafforza l’idea che ha aderito al PD per meri scopi personali. Ha rotto le palle con questa storia io rivendico,io non c’entro….
E’ anche ridicolo….!!!
il Chiti dichiarava:
“Sono onorato di essere un amico del Dr. Luigi Borri, attuale membro di giunta di Confindustria Nazionale, e dell’On. Franco Ceccuzzi, entrambi soci onorari della nostra associazione.”
dal sito Dagospia http://www.dagospia.com/rubrica-4/business/1-mentre-il-pd-torna-al-governo-con-dandrea-il-pd-perde-mps-e-32663.htm
MENTRE IL PD TORNA AL GOVERNO CON D’ANDREA, IL PD PERDE MPS E LA PASSA ALL’UDC – 2- CROLLO SENZA FINE IN BORSA DELLA ROSSA MONTE DEI PASCHI, ARRIVATA A VALERE POCO PIÙ DI 20 CENT PER AZIONE. LA FONDAZIONE LOCALE, DOPO ESSERSI INDEBITATA FINO AL COLLO PER MANTENERE IL CONTROLLO DEL 50% PIÙ UNO, ORA DEVE CEDERE: IN QUESTE ORE STA VENDENDO TUTTI I RESIDUI GIOIELLI DI FAMIGLIA (MEDIOBANCA, SANSEDONI, FONTANAFREDDA…) PER CONVINCERE LE BANCHE CREDITRICI A NON ESCUTERE IL PEGNO DELLE AZIONI, MA NON BASTERÀ. ALL’ORIZZONTE SI STAGLIA IL NUOVO CAPITANO CORAGGIOSO, FRESCO DI CONDANNA PER LA SCALATA A BNL (QUANDO I DS VOLEVANO AVERE UN’ALTRA BANCA…): CALTARICCONE PREPARA GLI ASSEGNI CIRCOLARI PER RILEVARE UN ULTERIORE 10-15% DELLA BANCA SENESE E DIVENTARE IL SOCIO FORTE DELL’ISTITUTO. CHISSÀ SE QUALCUNO PARLERÀ DI REQUISITI DI ONORABILITÀ
La tregua tra Fondazione Mps e creditori sarà firmata tra poche ore. Dopo tre giorni di lavoro continuo le carte sono alla firma: il miliardo di debito dell’ente con una dozzina di prestatori (Mediobanca, Credit Suisse e Jp Morgan in testa) sarà restituito con più agio, le condizioni si mitigheranno e l’ente avrà un mese e mezzo di tempo per vendere tutto il vendibile: il 2,56% di Cassa depositi, la partecipazione immobiliare in Sansedoni, l’1 % residuo di Mediobanca, un terzo della tenuta Fontanafredda, altre quote in fondi chiusi.
Potrebbe incassare fino a 300 milioni, e proseguire nel rimborso di parte dei debiti. Ma il passaggio più denso di conseguenze riguarderà il quasi 50% di titoli Mps della Fondazione, tutti in pegno alle banche e in parte escutibili, perché sono stati rotti dei covenant a 0,30 curo (ieri il titolo è risalito del 2,27% a 0,244 euro, comunque peggio del resto del settore).
Tra i grandi elettori è opinione diffusa che le attuali condizioni non giustifichino né permettano più di mantenere il controllo assoluto; non a caso nel documento programmatico votato a settembre da Comune e Provincia senesi, il concetto di «controllo sulla banca» è stato sostituito con quello di «difesa dell’autonomia della banca». E in un momento delicato come questo, tutto fa presumere che la difesa dell’autonomia passerà dalle porte degli altri soci storici della conferitaria.
rancesco Gaetano Caltagirone è un sodale di lunga data, e vice presidente (anche se al momento sospeso, per la condanna in primo grado per la scalata a Bnl), i francesi sono anche partner commerciali nel risparmio gestito. A loro la Fondazione mediterebbe di offrire un 10-15% del suo capitale, magari con impegno a riacquistarne una parte a tempo.
Poi, se nei prossimi mesi l’autorità bancaria (Eba) e le condizioni imporranno un rafforzamento patrimoniale, l’ente proprietario non potrà seguirlo e si diluirà ancora; spetterà ai privati seguirlo. Il controllo del gruppo, a quel punto, potrebbe garantirlo un patto di sindacato, magari su quote vicine alla soglia Opa.
«Torneremmo a essere una banca normale», dice un senese. Col rimpianto che se la “normalizzazione” si fosse impostata 2-3 anni fa, senza difese arcigne del bastione del 50%, ora Siena e la sua banca starebbero molto meglio.
Tra i 18 avvisi di garanzia consegnata per l’inchiesta sul buco del’ateneo senese figurano: David Chiti, Paola Viviani e Stefania Viviani. Marito moglie e cognata
Dal Sole 24 ore del 29 novembre 2011
Fondazione Mps studia un patto con i grandi soci
Per la Fondazione Monte dei Paschi sono ore cruciali e, per certi aspetti, drammatiche. Mentre, da una parte, la struttura guidata dal direttore generale Claudio Pieri sta trattando la ridefinizione delle garanzie e dei tempi per il rimborso del debito di 600 milioni (oggi ridotto a 524 milioni) contratto quest’anno con un pool di 11 istituti di credito per sostenere l’ultimo aumento di capitale di Banca Mps, e sta negoziando le nuove condizioni del prestito Fresh 2008 di Montepaschi (un bond “perpetuo”, che non viene rimborsato), sottoscritto per 490 milioni attraverso Mediobanca e Credit Suisse,sul quale oggi c’è una minusvalenza di 365 milioni; dall’altra il presidente della Fondazione, Gabriello Mancini, è alle prese con una questione di assoluta rilevanza politica in sede locale: e cioè come ridisegnare l’assetto di controllo del gruppo di Rocca Salimbeni.
La “linea del Piave” senese («mantenere almeno il 50,1% dei diritti di voto in assemblea straordinaria»), più volte ribadita dallo stesso Mancini e dalle istituzioni locali, non sembra più sostenibile. Alla luce degli attuali corsi di Borsa del titolo Mps (che ieri ha chiuso in rialzo del 2,27% a quota 0,2438 euro, con una capitalizzazione di 3 miliardi) la Fondazione copre 1,1 miliardi di esposizione complessiva con 1,5 miliardi che è il valore delle azioni Mps possedute e in larga parte già date in garanzia. Con il trigger a 0,23 euro, cioè la quotazione del titolo al di sotto della quale scatta l’obbligo di reintegro delle azioni date in garanzia, nel 2008 la Fondazione si è messa al collo la corda che oggi il mercato sta stringendo. Per questo, oltrea rinegoziare i parametri con il sistema, Siena ha aperto un tavolo riservato con i principali azionisti di Montepaschi.
La soluzione del prossimo assetto di controllo del terzo polo bancario del Paese uscirà dal triangolo Fondazione-Axa-Caltagirone. Quello che oggi è un rapporto positivo e cordiale tra soci forti potrebbe trasformarsi in alleanza per non perdere il controllo della banca presieduta da Giuseppe Mussari. Il gruppo assicurativo francese e l’imprenditore romano, ciascuno con una quota di poco inferiore al 5% di Montepaschi, sono i principali candidati a incrementare il loro impegno finanziario dentro Rocca Salimbeni.
In questo caso, la Fondazione arretrerebbe la propria “linea del Piave” al 33%, ultimo baluardo per cercare di mantenere un’influenza forte sulla vita della banca, almeno in assemblea straordinaria. Sia Caltagirone che Axa hanno mezzi e ambizione adeguati. Axa ha in piedi anche una fortunata joint bancassicurativa con Mps e dispone di un intreccio azionario (5% reciproco) con Bnp Paribas, il colosso francese del credito che in Italia controlla la Bnl, vecchio obiettivo industriale di Montepaschi, quando Mussari era al vertice della Fondazione di Siena, operazione stoppata dall’allora governatore di Bankitalia, Antonio Fazio, contrario a dare troppo potere all’Ente di Palazzo Sansedoni.
A questo scenario, accattivante ma non semplice da concretizzare (la Fondazione Mps è disponibile a barattare la sua quota in Mps con azioni Bnp Pribas?), si contrappone l’ipotesi della discesa in campo di un fondo d’investimento che potrebbe stabilizzare gli equilibri dentro Banca Mps per un certo numero di anni (almeno sette). Infine, c’è la voce ricorrente di un’integrazione con Intesa Sanpaolo: prospettiva che trova terreno solido nelle ottime relazioni tra i vertici e i maggiori azionisti del gruppo milanese e l’accoppiata Mancini-Mussari; ma che poggia sulla sabbia di una sovrapposizione industriale che costringerebbe il nuovo polo a una razionalizzazione “lacrime e sangue”.
Il pallino in questo momento non è tutto in mano senese. Le banche creditrici, contratti alla mano, potrebbe iniziare a incassare le azioni Montepaschi messe a garanzia dei prestiti e del Fresh. È per evitare questo passaggio (doloroso e umiliante per Siena, destabilizzante per il sistema), che il confronto è aperto da alcuni giorni. In attesa del verdetto Eba, l’autorità bancaria europea che deve dare i nuovi parametri patrimoniali di riferimento: il Monte spera di ridurre e forse azzerare l’indicazione di un ulteriore cuscino finanziario di 3 miliardi. In caso contrario, il riassetto azionario diventerà una certezza. E per la Fondazione Mps sarà notte fonda.
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I NUMERI
600 milioni
Il debito
È il debito, ora sceso a 524 milioni) contratto dalla Fondazione Monte dei Paschi con 11 istituti di credito per sostenere l’aumento di capitale dei Banca Mps.
490 milioni
Il bond perpetuo
A tanto ammonta il bond perpetuo sottoscritto attraverso Mediobanca e Credit Suisse sul quale oggi c’è una minusvalenza di 365 milioni.
3 miliardi
La capitalizzazione
Ora, grazie al recupero registrato ieri, a Piazza Affari il valore di Mps ammonta a circa 3 miliardi.
http://federazione-civica.blogspot.com/2011/11/lassessore-percepisce-lo-stipendio.html?spref=fb
in questi giorni sento ripetere in quasi tutti gli ambiti politici cittadini la parola DISCONTINUITA’, mi chiedo e vi chiedo ma cosa significa? Nel vocabolario Sabatini Coletti ho trovato “Intervallo spaziale o temporale che interrompe la continuità ” quindi per declinare tale significato in salsa senese cosa possiamo dedurre o auspicare? Per esempio che tutti i principali “attori” di questa farsa del ‘sistema-Siena’, ormai farsa di periferia dovrebbero DISCONTINUARSI cioè INTERROMPERE il loro legame con i vari Uffici Politici e Amministrativi ricoperti.Perchè se questo non è il significato del termine allora l’italiano dei Palazzi senesi è lingua diversa da quella che abbiamo studiato a scuola e che tutti noi parliamo( compresi alcuni consiglieri comunali)più o meno bene.Discontinuità da chi e da che cosa? I senesi non comprendono anche se la discontinuità l’hanno subita nel portafoglio con il valore del titolo MPS che “discontinuava” da oltre 3 euro a poco più di 0,3 di questi giorni.La parola discontinuità nelle bocche di questi “protagonisti” della politica presenti sul palcoscenico chi da 30 chi da 20 chi da 15 anni con punte anche di 40 è fuori luogo, potrebbe essere una battuta, uno scherzo carnavalesco anticipato ma non può essere cosa seria senza offendere l’intelligenza dei cittadini senesi.Un solo esempio, senza fare nomi ma solo “situazioni”: la Giunta comunale, le cariche bancarie ultimamente assegnate, la Fodazione in particolare, scusate continuo a non comprendere il significato di tale parola.Ho provato anche nel sito di SIENA FUTURA un movimento tutto nuovo guidato da politici “arrivati” a Siena da poco, diciamo una ventina d’anni o giù di lì; niente da fare non ho compreso cosa vogliono dire con DISCONTINUITA’.
Una possibile traduzione però ci sarebbe, quella auspicata da tanti senesi, una traduzione radicale ma possibile, una traduzione da catarsi civica, per ritornare alla Grande Siena del passato, eccola qui:
volete la discontinuità? Bene, vi crediamo però prima DIMETTETEVI TUTTI!
TUTTI, senza eccezioni e senza lamentarsi , solo i cittadini senesi hanno diritto a farlo.