Abbiamo visto che una delle strategie messe in atto dalla premiata ditta Criccaboni & Fabbro è quella di cascare dal pero onde scaricare le responsabilità del disastro dell’Ateneo su chi li ha preceduti, come se loro non c’entrassero niente. Ma ecco che il comitato di redazione di Fratello Illuminato ha sguinzagliato il cane Paco (laureato a Oxford e fellow al Lincoln College) che, da esperto bibliografo ha ritrovato un articolo scritto da Riccaboni intitolato: “La misurazione delle performance di Ateneo. L’esperienza dell’Università degli studi di Siena”. Andiamo ad analizzare cosa ci dice il nostro Criccaboni in questo articolo, premesso che è stato, nell’ordine, il Presidente del Nucleo di Valutazione, nonché il Presidente del Centro di di servizi di Ateneo per la Valutazione e il Controllo (CRESCO), nonché per nove anni il prorettore con delega per la sede di Arezzo e, infine, dal 2006, preside della Facoltà di Economia e, di conseguenza, membro del Senato accademico. Come possa affermare che lui non ne sapeva niente senza sottintendere che tutte queste cariche le ha esercitate completamente a cazzo di cane, non valutando e non controllando una beneamata minchia è domanda che lasciamo ai lettori.
Che scriveva quindi il nostro Criccaboni, lisciandosi le piume come un fagiano? Intanto fa una panoramica di quanto accaduto in altri Paesi europei per arrivare poi alla successione di disposizioni legislative come la legge 168/89 o la 537/93 che, a detta sua, hanno previsto forme di controllo interno e una maggiore responsabilizzazione per l’utilizzo delle risorse cosa che avrebbe “obbligato i vari atenei a razionalizzare i propri costi”. Frase cui noi aggiungiamo: “salvo quello di Siena che, in mano ad un faraone di Pescia attorniato da valutatori dello stampo di Riccaboni non solo non ha razionalizzato, ma ha sputtanato qualcosa come 25-30 milioni l’anno in più di quelli che metteva in cascina, moltiplicando i pani e i pesci con buona pace degli organi di controllo che anzi hanno avallato e controfirmato questi atti di banditismo vero e proprio”. Passa poi a citare la 370/99 con la quale sono stati resi obbligatori i Nuclei di Valutazione (di quello senese, ricordiamolo ancora, il Criccaboni era PRESIDENTE). E quindi sono stati poi creati nuovi metodi di valutazione delle performance che – ancora parole sue – “hanno richiesto un notevole sforzo finanziario per l’Ateneo stesso e il coinvolgimento di un numero ingente di stakeholders” (in altre parole: ci abbiamo sputtanato un mare di soldi e, siccome non bastavano, li abbiamo chiesti anche ai privati in cambio – aggiungiamo noi – di non si sa bene cosa, ma ce lo possiamo immaginare). Fra tutte queste valutazioni (ex post diremmo assolutamente sballate e fallimentari) c’è anche una chicchina di tal fatta: un progetto di valutazione delle prestazioni del personale, dirigenziale e non. Ora ci chiediamo, a parte la facile ironia sulle prestazioni al suono delle casse Bose in radica che si svolgevano in direzione amministrativa, cosa per la quale c’è qualcuno in via Roma 56 che si ritrova per le mani merce di ennesima mano, che prestazioni ha valutato il Nucleo nonché il CRESCO? Perché fra personale dirigenziale e non sono spariti qualcosa come 270.000.000 di euro. Forse il Valutatore dei Valutatori Angelo Riccaboni ha qualcosa da dire a questo proposito? O forse il modello di valutazione era tarato su Renato Vallanzasca?
E giungiamo al 2006, anno di questa prestigiosa pubblicazione e anno in cui il Criccaboni diviene preside e quindi entra a pieno diritto negli organi di governo. Ma un valutatore ed economista come lui non si è accorto dei bilanci falsi, dei peculati, delle malversazioni, dell’alterazione delle scritture contabili, dei rimborsi gonfiati e così via? No? Non ne sa niente? E uno che per dieci anni ha fatto quello che ha fatto e per quattro è stato negli organi di governo può cadere dal pero? E il prorettore Frati che rilascia le dichiarazioni che rilascia sui giornali? E il dissestatore amministrativo maestro elementare e condannato per danno erariale? Non ne sanno niente?
COME SI PUO’ CADERE DAL PERO? Bene!!! Basta avere quello che si chiama animus dissestandi e quindi entrare a far parte a pieno titolo dei co- e post-dissestatori.
Alla prossima puntata.
Manuale del co- e post-dissestatore di ateneo. Terza puntata: cascare dal pero
Ottobre 3rd, 2011 | Note redazionali