Luglio 21st, 2011 — Note redazionali
1)Quando ha sentito la voglia di entrare a far parte della goliardìa? Come ricorda il suo primo approccio in questo mondo?
La domanda mi fa riaffiorare ricordi mai sopiti. Fin da bambino avevo sempre visto gli studenti con i loro strani “cappelli” in giro per la città. Ricordo nitidamente una frase di mia madre che rispondendo ad una mia domanda, disse che, un giorno, anche io sarei stato come loro. Una speranza che non mancai di esaudire alla fine del Liceo. Erano gli inizi degli anni ottanta, l’83 per l’esattezza, quando cominciai a fare le Feriae Matricularum. Devo confessare che girellai un bel pò davanti al Nannini Conca d’Oro, classico ritrovo dei Goliardi, prima di decidermi. Poi, siccome alcuni miei compagni di classe già le facevano, mi lasciai andare un pomeriggio e decisi di fare con gli altri una corsa in mutande dentro al cinema Odeon, che era posizionato dove oggi, in via Banchi di Sopra, ma era molto più grande ed occupava tutto l’edificio.
2)Goliardìa ieri e oggi: cosa è cambiato? Secondo lei si è modificata, in questi anni, la sensibilità da parte della società verso ciò che fate e verso i messaggi che volete trasmettere?
La Goliardia è in continua trasformazione. Ha delle regole ferree, che sono fatte apposta per essere strumento di cambiamento. Il cambiamento è sostanzialmente intellettuale. Quindi non c’è un prima o un dopo ma c’è un “continuum” spazio-temporale dove si muovono le menti dei giovani Goliardi. Logicamente i ragazzi vivono in questa società, in questo mondo e non sono distanti dai loro coetanei. Però in un contesto mondiale dove vige la cultura del “precotto”, loro, ancora, riescono a proporre qualcosa, riescono a utilizzare il verbo del “fare col pensiero”. La società attuale cambia assieme alla composizione fisica della città e i Goliardi si pongono da anni il problema della relazione con la città che li ha ospitati sin dalla nascita dell’Ateneo stesso. Nel recente passato non è stato semplice rapportarsi con la politica. Dobbiamo essere fiduciosi in un necessario nuovo dialogo con le istituzioni, tenendo sempre presente che i Goliardi Senesi sono sempre stati presenti in città e latori di una cultura antichissima.
3)In un momento storico in cui la cifra delle nostre vite è la velocità e, quindi, esiste un margine di attenzione ai fatti che ci circondano sempre più superficiale, pensa che l’esporre gli accadimenti della vita di tutti i giorni attraverso modalità “goliardiche” possa essere di aiuto a far interessare le persone alle vicende che stanno loro intorno?
La satira salace dell’Operetta è sempre attuale soprattutto in un momento come questo: in una stagione dove la tecnologia offre il massimo aiuto nella socializzazione, intendo social network, chat, telefonini e quant’altro di più moderno vi sia a questo mondo,per assurdo,si è verificato il massimo momento di solitudine della gente,generando una pletora di “idioti”(inteso nell’originalità del termine greco che andava a sottolineare colui che si isola nel privato e non partecipa alla vita sociale prendendo, poi, dei comportamenti non accettati dal gruppo). Quindi il teatro ha riassunto il proprio compito originale di aggregazione sia in termini passivi (spettatori) sia in termini attivi (gli attori). In questo contesto si inserisce anche l’importanza dei testi che possono arrivare ai cuori ed alle menti in maniera molto più efficace di prima. Quindi ben venga la sostenibilità della velocità, fermandosi a riflettere a teatro.
4)Come vede la goliardìa in un prossimo futuro e come riuscire a mantenere viva una tradizione che affonda le sue radici così fortemente nel tessuto cittadino?
La sfida è stata già raccolta anni fa. Ogni Princeps ed ogni Balia ogni anno si dedicano alacremente a cercare sempre nuove idee per traghettare degnamente la fiammella degli ideali goliardici alle generazione del terzo millennio. Non sarà così complicato perchè, in verità, la ricerca della gioia e della libertà intellettuale è caratteristica pura dei giovani, soprattutto oggi dove, apparentemente siamo liberi, ma forse parecchio meno che in altri momenti della nostra storia.
Luglio 21st, 2011 — Note redazionali
Scoop!!! Ecco in anteprima la bozza del discorso d’insediamento che, il banchiere Antonio Degortes ( http://www.youtube.com/watch?v=Zb_3jQkr87o ), farà a tutti i consiglieri nel caso venisse nominato vice presidente della Monte del Paschi Leasing e Factor.
Il banchiere, nel suo intervento sulle strategie economiche e monetarie, non dimentica un saluto cordiale anche ai giornalisti.
Di seguito la colonna sonora di apertura dei lavori
http://www.youtube.com/watch?v=ehMQFlwL6LQ&feature=related
Luglio 20th, 2011 — Note redazionali
Luglio 20th, 2011 — Note redazionali
1) Salve Montigiani. Una premessa prima di cominciare l’intervista. Questo blog si richiama ai valori universali della Fratellanza e della Libertà e precisiamo fin da subito che siamo distanti dalla linea politica e culturale della Lega Nord. Ma, proprio per coerenza con i nostri valori di riferimento che, abbiamo deciso di far esprimere le visioni degli altri sul nostro blog. Ci fa piacere intervistarla visto che Lei ha sempre messo la faccia nelle battaglie politiche e poi ci permetta di evidenziarlo, Lei è una persona seria e corretta. Montigiani, è sempre convinto della necessità della presenza politica della Lega Nord nel nostro paese e soprattutto qui in provincia di Siena?
Grazie dell’opportunità e del giudizio espresso in premessa. Certo che c’è bisogno, come ce n’è di verità, di far luce su errori devastanti che sono stati commessi. Da sempre non manchiamo mai di sottolineare che la soluzione ai problemi non può essere il nasconderli.
2) Come giudica il quadro politico senese?
Sconfortante: le ultime elezioni amministrative sono state non tanto una sconfitta per chi ha preso meno voti ma per la tanto decantata democrazia e libertà di coscienza dei cittadini, autorelegatisi a servire la casta in declino ed a perpetrarla non più in cambio di vantaggi ma (come dimostrano liste con il 98% dei votanti che esprime una preferenza) nella promessa della persistenza di questi, ostaggi dei vecchi gattopardi della conventicola del voto di scambio, di quel clientelismo e di quelli stessi dogmi ormai logori contro i quali lanciano i loro strali quando si parla di politica nazionale.
3) Come sono i rapporti della Lega Nord con il PDL senese? Non le crea qualche imbarazzo essere alleato con politici come Papa, Verdini, Cosentino?
Buoni umanamente e nei confronti dei loro rappresentanti, traditi invece dai loro vertici regionali che ci avevano adescato con la promessa di un sindaco in un capoluogo, non mantenuta calando d’improvviso Nannini, simpatico ma perdente. Manterremo una netta distinguibilità, noi non siamo desistenti.
Si, mi imbarazza e ci limita moltissimo, tanto che ho gioito quando in commissione il mio amico Luca Paolini (l’On. e Segretario della Lega nelle Marche) ha votato per l’arresto del primo; il secondo poi ha enormi fette della torta degli appalti regionali che sforna il PD, come può volerne l’avvicendamento alla guida della Toscana? Spero che adesso si faccia da parte, le lotte interne, i fatti di Castiglioni e l’avvento di Alfano mostrano che per quanto potente sia non è più presentabile.
4) Che prospettive prefigura per la Lega Nord in provincia di Siena?
La Lega rappresenta la proposta e la soluzione equilibrata contro questo magma, nata dal popolo e da una federazione di liste civiche regionali, ancorchè autonomiste, le sopravanza in coordinamento con l’azione di governo e non ha il qualunquismo dell’antipolitica che adesso promuovono… non vedo alternative alla democrazia parlamentare vantaggiose per i cittadini, intontiti con armi di distrazione di massa come il calcio ed il basket da imbonitori che perseguono disegni cripto politici, pronti ad ergersi a paladini di valori già negoziati dalla consorteria oligarchica locale, più berlusconiana del peggior berlusconismo.
Luglio 20th, 2011 — Note redazionali
Luglio 19th, 2011 — Note redazionali
Grave responsabilità si è assunto chi ha deciso di ridurre il Consiglio di Amministrazione dell’Università degli Studi di Siena esclusivamente ad una versione autoreferenziale che riecheggia quella della riforma universitaria diretta ad una gestione privatistica degli atenei. L’ Università degli Studi di Siena non può essere asservita ad interessi privati né tantomeno ad una gestione che ne rappresenti soltanto le dinamiche interne. E’ un bene di tutta la comunità e solo con un rapporto stretto con il territorio ne può rappresentare la sua reale natura e solo da esso può trovare tutte le risorse necessarie per la continuazione di una storia secolare.
Potremo auspicare che nei prossimi giorni ci sia un ripensamento che potrà migliorare le condizioni di un eventuale rapporto con le istituzioni del territorio…
Siamo convinti che a questo punto quanto è già stato proposto in termini politici al fine di istituire un organismo inclusivo, territorialmente rappresentativo, atto a controllare la gestione e l’attività dell’Ateneo senese sia più che mai una necessità o comunque un obbiettivo irrinunciabile.
CGIL Siena
[Fonte: ilcittadinoonline]
Luglio 19th, 2011 — Note redazionali
Abbiamo il piacere di porre qualche domanda a Pierluigi Piccini.
1) Caro Piccini, al di là delle polemiche come ha visto svilupparsi (o invilupparsi) l’amministrazione della Città in questi anni in cui è stato all’opposizione?
Cerchiamo di ragionare in termini politici. Durante il periodo che va dal 2006 al 2011 abbiamo cercato di costruire una forza alternativa all’asse PD/PDL con un’opposizione forte ed autonoma libera da condizionamenti di assetti e di copertura di incarichi. Giunti alle elezioni di quest’anno era per molti di noi naturale che si allargassero le alleanze con quelle forze che al di la della provenienza si dimostrassero disponibili al superamento del bipolarismo ormai in fase finale a livello nazionale, bene questa operazione politica non è riuscita e non è stata capita dagli elettori. C’è sicuramente un fatto soggettivo, non siamo riusciti a spiegare la proposta in tutta la sua valenza innovativa, ma dobbiamo nel dire questo, tener conto anche delle questioni oggettive. Le amministrative sono il terreno meno adatto per tentativi del genere, pesano su questo tipo di elezioni fattori e dinamiche eccessivamente localistiche e nella nostra città molto voto è un voto “controllato”, vedasi il grande numero di preferenze che sono andate ai candidati della maggioranza. Il terzo polo non è diventato un fatto nazionale perché si è presentato unito solo in qualche grande città e in pochissime di media dimensione. La consapevolezza di chi ha lavorato per una visione autonoma non era ancora matura per essere un elemento d’ordine (Gramsci). Comunque, a mio avviso, progetto politico che rimane valido per le prossime politiche. Il risultato è sotto gli occhi di tutti e Siena si trova in una situazione di stallo aggravata da una riduzione quasi totale delle risorse aggiuntive di cui ha goduto in questi dieci anni. Cambiano gli esecutori ma gli strumenti sono sempre gli stessi. Mi arrivano voci di incontri, in vista delle nomine, tra esponenti di primissimo piano del PD e del PDL in terreno neutro come quello di Montepulciano. Pensi lei cosa può significare ciò per la “dialettica politica” cittadina. Il sindaco dopo un periodo elettorale oggi è tutto intento ad occupare le casematte del potere (Gramsci) è partito con la Fondazione e con la sostituzione del direttore generale ed oggi guarda all’università dando in pasto all’opinione pubblica la presenza degli enti locali ma di fatto vuole essere presente direttamente attraverso una sua nomina. Successivamente si dedicherà alle altre istituzioni o società che arriveranno a scadenza. Non farà altro che riproporre la sua visione della politica spostando la visuale da via Rosi a piazza del Campo. Strana forma di egemonia questa che non si basa sulle idee e le soluzioni ai problemi ma sulla gestione autoreferenziale del potere. Tutto ciò è oscurato dalle vicende del Palio che diventano lo strumento per distogliere l’attenzione: ricordatevi il giorno in cui è avvenuta la sostituzione del Parlangeli. Fatto automaticamente simbolico. L’informazione è impegnata in tutt’altro che evidenziare i problemi reali come la vicenda dell’indebitamento della Fondazione, il valore di quest’ultima o come dice Penati della scarsa redditività delle banche al di la degli stress test a cui non credono che in pochi; tralascio, non per l’importanza, la vicenda Università sulla quale ho già detto in precedenza. Ho appena letto le dichiarazioni del Ceccuzzi sul Sole 24 ore e mi è venuta in mente la frase di Popper citata da Alessandro Piazzi e rivolta a Visco, che conferma la sua visione della conquista delle casematte estremamente rischiosa in questo momento di discussione sulle Fondazione.

2) Al di là delle polemiche, ci sono delle sue decisioni prese quando era Sindaco che col senno di poi oggi non riprenderebbe?
Mi chiede della cultura a Siena, le rispondo invitandola a vedere lo stato dell’insegnamento della storia dell’arte oggi all’università di Siena e di compararlo con quello di alcuni anni fa: si darà lei stesso la risposta. Oggi anche l’entusiasmante passato artistico della nostra città diventa retorica, ripetizione: l’antico diventa vecchio; figuriamoci il contemporaneo. Proprio nel momento in cui le città sono chiamate ad una sfida inedita quella del rapporto internazionale (mondializzazione) con il locale. Quando le stesse istituzioni intermedie compresa quella statale acquistano sempre meno valore. Meriterebbe a questo proposito una riflessione sul vero significato dell’Expo a Milano. Come pensa la giunta di Siena di aiutare a ricreare ricchezza nel momento in cui i vecchi presupposti della crescita sono finiti? Mi riferisco alle visioni post keynesiane e neoliberiste, non c’è lontanamente neppure l’ombra di una riflessione simile, si propongono le coccole, ma non mi faccia ridere, avrebbe detto Toto.
3) Come vede il panorama culturale a Siena oggi? E che ne pensa della candidatura a Siena capitale della cultura 2019?
Questa domanda è legata alla precedente, sara molto difficile se non difficilissimo che Siena possa diventare capitale della cultura. Le dico, a mio avviso perchè: le sfide internazionali le città le vincono esclusivamente se allargano il proprio bacino di riferimento in ambito sociale, economico e culturale. Cosa che sta facendo Venezia, alcuni comuni dell’Umbria e mi sembra altri del ravennate. Siena è chiusa in se stessa nella solitudine, ormai fortemente compromessa, della sua autonomia finanziaria. Per questo Siena non avrà la forza di imporsi con il solo passato e con lo splendido isolamento. Dico tutto questo con rammarico perché poteva rappresentare un’occasione unica di rilancio ma troppo è stato trascurato in termini di opportunità in questi anni.
4) E a proposito di cultura, la principale istituzione senese, l’Ateneo, è nelle condizioni in cui è. Lei è stato sindaco ai tempi di Berlinguer e Tosi. Lasciavano, quelle amministrazioni, presagire che sarebbe finita così?
Il mio rapporto con Berlinguer non è mai stato idilliaco e abbiamo avuto diversi elementi di discussione dal Campus, alla questione del Palio straordinario per il 750 anniversario dell’università, probabilmente avevamo due visioni diverse di intendere i nostri ruoli. Il bello comunque, cosa che apprezzo ancora oggi, è stata la franchezza e la schiettezza delle nostre discussioni. Con Tosi il confronto è avvenuto sostanzialmente sulle questioni relative alla definizione del piano regolatore Secchi, nel rispetto delle scelte fatte in autonomia dall’Ateneo e verificate sul piano della fattibilità. Poi sa io termino di fare il sindaco nei primissimi mesi del 2001, quello che succede successivamente non mi appartiene.
Luglio 19th, 2011 — Note redazionali
Ma che aspettano tutti quanti a mettere alla porta il Rettore invece che stare a fare tanti discorsi sullo statuto e sulla partecipazione degli enti locali? In tre anni gli enti locali non sono stati capaci di fare niente e da quando è rettore Riccaboni è tutto fermo con l’amministrazione sotto scacco di una cricca di docenti (al soldo della politichetta locale) che fanno e disfanno sulla pelle di tutti i loro colleghi (pecore mute e rassegnate), dei precari, dei lavoratori e – soprattutto – degli studenti. E’ una vergogna che deve finire e l’Ateneo deve tornare ad essere quello che è stato per oltre settecento anni, prima che ci mettessero le mani politici di pessima lega come negli ultimi venti e che divenisse una centro di potere come qualsiasi altro. L’Università deve produrre cultura e formazione non essere una sentina di politicanti accademici e non, preoccupati solo di salvaguardare i loro miserabili posticini di potere.
Con tutti gli indagati per il dissesto e con le ombre sull’elezione del rettore, con un direttore amministrativo incapace di fare qualsiasi cosa, possibile che ci preoccupi di questioni così sciocche? Con il consiglio di amministrazione esautorato e i revisori dei conti inascoltati, con lo spettro della mancanza di liquidità e della macelleria sociale che ne deriverà si sta a guardia della poltroncina! E come se non bastasse ci si mette anche il governo a rimestare con queste riforme inutili e anche dannose in questo pozzo di melma.
Tutti alla porta e l’Ateneo torni a fare l’Ateneo!!!
Luglio 19th, 2011 — Note redazionali
Luglio 18th, 2011 — Note redazionali
1) On. Flavio Tattarini, Lei è un personaggio politico molto conosciuto e stimato a livello regionale e nazionale. Attualmente quali sono i suoi impegni pubblici e politici?
Non ho alcun impegno pubblico, se non la responsabilità dell’Associazione Santa Fiora in Musica e del relativo Festival Internazionale di musica. Una disponibilità doverosa per il mio paese di origine,ovviamente a costo zero per la comunità.Sul piano politico non ho alcun impegno-incarico e non ne cerco..sono legato a Sel e quando è possibile ed utile do il mio contributo di lavoro..
2) Lei è stato parlamentare della Repubblica. Come ricorda quegli anni e come valuta la situazione attuale, anche alla luce della crisi del berlusconismo e delle varie inchieste che coinvolgono diversi parlamentari?
Sono stato parlamentare dal’92 al 2001..anni terribili..tangentopoli..l’apertura di una transizione mai portata a sintesi..il berlusconismo…lo smarrimento della sinistra dopo la grande speranza dell’Ulivo…Ho fatto una grande esperienza nel vivo dei problemi reali del paese..un’esperienza che giudico positiva che ha contribuito non poco a rompere un certo emarginante provincialismo del mio fare politica…ma non mi sembra che quella fase sia stata molto utile al paese che ora si trova con tutti problemi aggravati e con una drammatica caduta della speranza di futuro..Per fortuna la caduta verticale delle istituzioni e della politica nasce non solo dalla immoralità dilagante,dal disprezzo delle regole..della Costituzione e dei suoi valori..ma anche dalla spinta positiva al cambiamento che viene diffusamente dal corpo del paese..Forse si può ripartire con un piede giusto..!!!
3) Da anni e giustamente, da piu’ parti viene sollevato il conflitto d’interesse di Silvio Berlusconi. Dal suo punto di vista non ritiene che anche altri conflitti d’interesse e situazioni “imbarazzanti” come nel caso dell’onorevole Denis Verdini non sono piu’ sostenibili?
Il conflitto d’interessi è un cancro che inquina le relazioni umane, sociali e politiche..mette i più deboli alla mercè dei potenti…il berlusconismo ha anche questo fra gli effetti perversi..,ma si dovrebbe ragionare di più sulla portata di questa deformazione del tessuto democratico…per esempio(io resto nel profondo un berlingueriano) la spartizione politico -partitica delle nomine negli enti pubblici non pone il cittadino meritevole in conflitto con gli interessi dei partiti che si accaparrano tutto e,spesso, senza meriti ?
4) Secondo Lei, la sinistra e il centrosinistra riusciranno nell’intento di proporre uno schieramento e una proposta di governo per il futuro del paese?
Bisogna intendersi su quale schieramento si vuol costruire, schieramento in grado di affrontare un cambiamento radicale della vita del paese quale è necessario ed auspicabile oggi…o un schieramento per vincere e poi…???!!!Nel primo caso lo schieramento si costruisce sul programma condiviso e partecipato,accompagnato da un percorso democratico per la selezione della classe dirigente…Questo lo vedo possibile,ma molto complicato.Il secondo non mi interessa.
5) Come giudica il lavoro della Giunta Regionale di Enrico Rossi?
Mi sembra che Rossi faccia ogni sforzo per imprimere un vero cambiamento nel Governo Regionale,ma le resistenze ed i vecchi vizi sono ancora forti.Un esempio la disponibilità sul tracciato Autostradale Tirrenico collocato sull’Aurelia è un errore palese ed un danno per la Maremma,ma il fatto che sia collocato in un’intesa più generale con il Governo,che riguarda aree forti della Regione, lo rende,per la Regione non opponibile,ma verificabile. Così i più deboli pagheranno sempre.
6) Lei è stato Presidente dell’Enoteca Italiana. Che ricordi ha di questa esperienza e come erano i rapporti con le altre istituzioni senesi e nazionali durante il suo mandato?
E’ stata assieme a quella di Sindaco l’esperienza più bella che ho fatto nella mia vita pubblica e sarò sempre grato a Siena che me l’ha consentita.!!!E’ stata per me fonte di conoscenza,di arricchimento culturale ed umano per l’intensità dei rapporti locali,nazionali ed internazionali.La cultura del vino come strumento per la scoperta di tradizioni,storie,culture, identità..per il passaggio dal vecchio mondo contadino alla moderna ruralità..dall’asprezza e durezza della vita nei campi e nelle campagne ad una qualità della vita legata ai valori ambientali ed al “ben essere”. E poi la passione dei vignaioli, la capacità di innovazione, di qualità, di fare impresa moderna..i giovani,le donne..Non sembri una visione bucolica la mia,so dei rischi e dei sacrifici tanti,ma anche di questo clima autentico che è vita.
7) Nel ringraziarla e salutarla, un’ultima domanda: come giudica il livello dell’informazione nel nostro paese?
Non so cosa sarebbe questo paese senza conflitto d’interessi, mi è difficile giudicare positivamente con questa cappa che tutto sembra bloccare.Tuttavia molto sfugge..la Rete per esempio,importanti quatidiani nazionali e locali,bravi e coraggiosi giornalisti..Chiaro scuro..!!!Un governo diverso dovrebbe fare una grande riforma per rendere autenticamente agibile la libertà di informazione.In attesa vi ringrazio per la disponibilità!