Manuale del dissestatore di ateneo. Capitolo 3: l’edilizia

Finora abbiamo visto che con mogli, figli,. mariti e clientes vari si dissesta proprio bene. E difatti abbiamo già accumulato un pesante debito di svariati milioni l’anno per il personale. Ma come con l’edilizia le ciambelle non vengono col buco (di bilancio). E allora il nostro Pierino, che all’epoca il Bisi – affascinato dalla sua brama di emularlo – chiamava il rettore muratore, cominciò a comprare palazzi, a costruirne e ad affittarne. Gli istituti biologici di San Miniato, il San Niccolò (poi arredato grazie anche ai suggerimenti del “genio dalle chiome inghirlandate” con scopini da cesso dal costo di oltre 60 euro) e, per completare l’opera di dissesto anche di parte delle mura della città nonché per sciattarne il profilo, nonché per contrarre dei sostanziosi mutui ed infine per soddisfare le voglie dissestatrici del delfino (poi trombato) Cardini, il cosiddetto “ramarro”, il complesso di Via Mattioli. Questo ultimo ha la particolarità di guardare a Stigliano cosicché, come nel Signore degli Anelli il regno poteva essere tenuto sotto controllo coi palantìri, in tutti questi complessi una pietra, un palantìr, posta da Tosi comunicava direttamente col sultano stiglianese.

Ma la specialità di Tosi e dei suoi fidi, si sa, è il falso in bilancio. Come coniugare il falso in bilancio con l’edilizia? E’ presto detto: nei primi anni 2000 il Ministero promise di erogare un contributo di 8.000.000 di euro di supporto all’edilizia. 8.000.000 per tutta Italia. Ma ecco il genio finanziario! Si mettono in bilancio, si spendono (ovviamente) e si riportano di anno in anno come residuo attivo. Va da sé che quei soldi non sono mai arrivati. Il dissesto, invece, sì. Tutto questo è naturalmente documentato, in particolare dalla poderosa ricognizione dei residui attivi e passivi del 2009.

Ci sentiamo di fare un avvertenza: non provate a fare tutto questo a casa! Ciò che viene descritto è stato fatto da dei professionisti! Alla prossima puntata …