di Giacomo D’Onofrio
Era in qualche modo già tutto previsto. Compresa la cessazione delle immatricolazioni per il corso di laurea in Economia e sviluppo territoriale. A scorrere il copioso dossier sul bilancio del Polo universitario grossetano, consegnato a tutti i soci e discusso nell’assemblea del 6 maggio, emerge evidente che il destino della presenza universitaria in Maremma era già segnato un anno fa, quando le attività per l’anno accademico 2011-2012 erano già state “significativamente condizionate è scritto a pagina 1della relazione sull’attività di gestione dal venir meno dello storico contributo della Fondazione Monte dei Paschi” , comportando “scelte con inevitabili ricadute sia sulle attività didattiche che di ricerca”.
La genesi è puntuale. A giugno dello scorso anno ha cessato il corso di laurea magistrale in Scienze ambientali con sede a Follonica, che infatti dal 1 luglio è stata disattivata a fronte anche si sottolinea nella relazione del “venir meno dell’interesse del Comune di Follonica a mantenere attiva la sede”. Nel 2012 ha sospeso le attività anche Ecolab, il laboratorio sulla pesca e l’acquacoltura a Orbetello, il cui funzionamento è sempre stato garantito dal bilancio complessivo del Polo universitario. Nel corso dell’anno accademico 2011-2012, dunque, sono state registrate 52 nuove immatricolazioni e iscrizioni al corso di laurea triennale in Economia e sviluppo territoriale, mentre 200 sono stati gli iscritti agli anni successivi al primo per i corsi di laurea (tutti in esaurimento) in Economia e sviluppo territoriale (67 studenti), Conservazione e gestione dei beni archeologici (54), laurea magistrale in Monitoraggio e gestione dell’ambiente marino (9) e Giurisprudenza (70).
Con quali costi?
Le spese gravate sull’esercizio 2012 del bilancio del Polo universitario sono state 783.316 euro e spiccioli, che hanno garantito il funzionamento del Polo nel suo complesso, mentre le entrate si sono fermate a 603.130 euro, frutto fondamentalmente dello sforzo economico del Comune di Grosseto, che ci ha messo 197mila euro, della Provincia con 191mila euro e della Camera di commercio con 170.430 euro, oltre a 44.700 euro di contributi minimi annui (senza contare che il Comune mette a disposizione anche le strutture)
Il calo dei finanziamenti ha prodotto, già nel 2012, un primo processo di riorganizzazione del Polo per ridurre le spese sia delle attività didatitche che della struttura amministrativa. Così, dopo l’accordo sindacale, dal 1 luglio 2012 è arrivata la cassa integrazione in deroga per tutti i 24 dipendenti della società consortile, alcuni dei quali a zero ore (in particolare gli otto distribuiti fra le sedi di Follonica e Orbetello) e uno a Grosseto, per gli altri 15 orario ridotto. Zero ore che negli ultimi giorni si sono tradotti in lettere di licenziamento.
Una riorganizzazione da cui non si torna indietro. I sindaci revisori, nella loro relazione sono chiarissimi: nel 2013 “le risorse attese e derivanti dai contributi volontari scrivono dei tre soci pubblici di maggior riferimento (Provincia, Comune e Camera di commercio) ancorchè non certe nel loro intero ammontare (nel frattempo i tre enti hanno deciso: il Comune garantirà 200mila euro l’anno per un triennio, la Provincia assicura solo per quest’anno 90mila euro, la Cciaa arretra a 100mila, ndr) fanno registrare una consistente contrazione che, alla luce dell’attuale contesto economico generale, non sembra poter avere natura transitoria”.
Non solo, secondo il collegio sindacale “la proiezione delle nuove risorse, limitatamente alla parte certa, non appare sufficiente a fronteggiare i costi della gestione ancorchè rideterminati”. Per questo, il Collegio “segnala che la rilevanza di tali elementi, in assenza di individuazione di nuove, adeguate e certe risorse da ottenere in via continuativa, può pregiudicare, già dal prossimo esercizio 2014, l’equilibrio patrimoniale e finanziario e con esso la continuità aziendale”. Considerazioni che non lasciano spazio a interpretazioni di sorta: al momento solo il Comune è nelle condizioni di garantire un minimo di continuità finanziaria.(Corriere di Maremma)