Nelle nostre digressioni politiche, è da giorni che abbiamo lanciato l’allarme sul progressivo ed inesorabile fine vita del PD. Un allarme che non è né di parte né populista: solo realista.
Dopo la fallimentare gestione delle primarie (strumento messo in piedi dallo stesso PD e di cui ne è rimasto colpevolmente vittima); dopo la creazione di mille correnti interne contraddistinte da altrettanti distinguo, adesso la gente non perde più tempo neanche a sbattere la porta, scappa direttamente.
L’ultimo pezzo che si è staccato è stato il senatore ed economista Nicola Rossi, non certo un nome ed un profilo di secondo piano nell’establishment diessino. Eppure ha preferito togliersi di torno. Non sarà una cosa elegante da dire, ma quando da posizioni del genere si preferisce venir via, oltre all’impossibilità di portare avanti le proprie idee e contribuire a creare qualcosa di concreto, come affermato dallo stesso Rossi, forse vi è anche la consapevolezza che quel partito oramai, nel panorama politico, non conta pressoché più nulla.E come non pensare una tale cosa del PD. Non esiste una linea politica univoca che riesca a rimanere tale per più di due minuti consecutivi; a livello periferico poi, a parte qualche sporadica eccezione, il PD dimostra di continuo di non avere più il polso neanche dei propri iscrittipassando con nonchalance di sconfitta in sconfitta nelle sue stesse primarie.E nonostante tutto ciò, pur di non fare autocritica e pensare che forse va rivista e, in taluni casirimossa, una certa classe dirigente (nazionale o locale, più o meno vecchia anagraficamente poco importa perché oramai più che la rottamazione dei vecchi di età va fatta quella degli inadatti alla politica) si è disposti a mettere in discussione direttamente lo strumento delle primarie.Perché secondo il democratico metodo diessino la competizione è tale quando di partecipanti ce n’è uno solo. Il suo. Bel metodo democratico, non c’è che dire.
Tornando a Siena, già nei giorni passati lanciammo la campagna di sensibilizzazione verso un voto consapevole in modo da condividere con i lettori che anche la singola volontà di ciascuno può incidere sul risultato di un’elezione a sindaco e non merita di tradursi in un voto inutile.
Ogni giorno il Partito Democratico somiglia sempre di più a quei matrimoni in cui non ti sopporti più, ma le ristrettezze economiche impediscono di andare ognuno a casa per conto proprio, e questo non fa altro che esasperare gli animi. Pensate che una tale condizione dia garanzie di governabilità?In una città come Siena, in un momento in cui chi andrà a governare dovrà fare i conti anche con unadrastica riduzione delle risorse provenienti dalla Fondazione MPS è assolutamente necessario che il sindaco abbia una maggioranza consiliare forte e un partito solido alle spalle. E nessuna delle due cose è visibile né ora né in futuro intorno a Ceccuzzi. Il suo partito, il PD, gli si sta sgretolandoe in termini di persone che andranno in consiglio, i suoi candidati si vedranno sottrarre preferenze dagli alleati della coalizione.E’ inutile lanciare proclami e mandare in giro il gruppetto dei fedeli yes man a dire che è tutto sotto controllo; il PD(S) senese è in totale crisi di ossigeno, rincorre le proposte (peraltro commettendo gaffe enormi come nell’ultimo intervento sull’Università in cui è bene ricordare ha detto che i dipendenti hanno “accettato” i tagli agli stipendi) senza avere un programma con contenuti che non siano la fotocopia di parole già dette negli anni.Il PD è oramai in vicolo cieco, le percentuali di voto a livello nazionale, da tutti i sondaggi che si leggono ogni giorno, sono in caduta libera nonostante il Ruby-gate.Ma chi ve lo fa fare di buttare al vento il vostro unico voto?