Tommaso Occami. Ma Ceccuzzi che c’entrerebbe?

Ma che c’entra Ceccuzzi? Abbiamo letto il Tirreno, La Nazione abbiamo messo insieme tutti i nomi delle persone sentite dal magistrato per la vicenda Antonveneta, ma non siamo riusciti a capire perché ci sia anche il nome del sindaco dimissionario Ceccuzzi. Per Mussari e Antonio Vigni le motivazioni ci sembrano evidenti così come per il collegio sindacale cioè per Di Tanno, Pizzichi e Fabretti. A cui bisognerebbe chiedere anche dove erano quando in banca mettevano a punto l’operazione riportata oggi dal Corriere della Sera: il caso Vim, creata con Lehmann. Gli enti locali, nella persona del Cenni e del Ceccherini, ne comprendiamo il coinvolgimento nella vicenda probabilmente a causa delle nomine e forse per questioni di scelte che li riguardano direttamente. Questo non lo sappiamo, ma confidiamo che a breve le loro posizioni verranno chiarite in un modo o nell’altro. Non abbiamo registrato i nomi né del Presidente della Fondazione né dei membri dell’Istituzione rappresentata da Mancini, staremo, comunque, a vedere. Ma Ceccuzzi? All’epoca era parlamentare membro della commissione finanza insieme al presidente Paolo Del Mese. Ha preso ripetutamente posizione a favore dell’acquisizione della Banca Antonveneta, ma nulla di operativo. Quindi? Perché sentirlo? Del resto svolgeva esclusivamente un’attività politica. E lo stesso Ceccuzzi si è più volte trincerato dietro queste sue competenze che hanno permesso di spostare anche la critica dei suoi avversari proprio sul piano politico. Le motivazioni dei suoi avversari ormai le conosciamo a memoria: ha gestito il partito per quindici anni, ha determinato tutte le nomine nei vari ruoli, era uno stretto amico di Mussari, ha determinato e voluto la nomina di Mancini, ha tenuto i rapporti con Roma e con Firenze e così di seguito. Eppure Ceccuzzi è stato sentito dagli inquirenti, allora? Se non c’entra nulla perché è stato convocato? L’unica cosa che ci viene alla mente è che proprio dalla sua posizione politica abbia potuto determinare o contribuire a determinare delle scelte gestionali e di strategia. Se così fosse addio politica e tutto il fragile castello costruito a difesa del suo operato franerebbe in modo rimbombante. Frastuono che annullerebbe in un attimo il tentativo messo in campo da Ceccuzzi e dai suoi più stretti collaboratori di negare il passato per presentarsi come il nuovo. E di rinnovamento, in effetti, se ne intende come quando prese in mano le sorti della Federazione senese insieme a Mussari, Cenni e Ceccherini. Ma guarda che coincidenza! Sono gli stessi! A questo proposito il silenzio di Roberto Barzanti non ci meraviglia mentre quello dei più diretti interessati ci insospettisce.

T.O.