Chi di discontinuità ferisce, di discontinuità perisce. Lo strano caso del discontinuatore Ceccuzzi: e ora come fa a ‘piazzare’ tutti i suoi uomini?

Dal nostro corrispondente all’Acri, l’economista Paco Pachese – La parola “discontinuità” di nuovo alla ribalta. Ma stavolta a pronunciarla non è Mister Discontinuator, al secolo Franchino il Ceccuzzi (pro tempore sindaco di Siena). Il nuovo motto di Ceccuzzi è uscito dalla bocca del presidente dell’Acri Giuseppe Guzzetti in un’intervista rilasciata ad Affari e Finanza qualche giorno fa. E siamo certi che nell’accezione in cui l’ha declinata lui al Ceccuzzi non piaccia per niente.
Giuseppe Guzzetti, presidente dell’Acri l’associazione che rappresenta la quasi totalità degli 88 enti ex bancari a proposito del rapporto tra politica e mondo delle Fondazioni bancarie inizia subito dicendo “No, non c’è una guerra con i politici, ma noi cerchiamo di far capire che è nel loro interesse non mettere soggetti privati quali noi siamo sotto il loro controllo: se entra la politica, le Fondazioni scompaiono”.
Ma la parte più interessante e senza dubbio estremamente dolorosa per Franchino da Montepulciano arriva quando il Presidente Guzzetti spiega il significato della nuova ‘Carta delle Fondazioni’ (una sorta di decalogo al quale attenersi) approvata all’unanimità nei giorni scorsi “Il punto più qualificante della Carta è quello che parla della governance. Al fine di salvaguardare la propria indipendenza ed evitare conflitti di interesse – si legge nel testo – la partecipazione agli organi delle Fondazioni è incompatibile con qualsiasi incarico o candidatura politica”. Guzzetti, rispondendo al giornalista prosegue affermando “Inoltre ci deve essere ‘discontinuità’: chi ha fatto politica non può entrare in una Fondazione, se non dopo un periodo di decantazione di uno-due anni. La ‘discontinuità’ deve valere anche in uscita: chi è stato dentro una Fondazione non potrà candidarsi in un partito se non passeranno uno o due anni di ‘sabbatico’”.
E qui viene il bello e, soprattutto, l’ennesima grana per il Ceccuzzi (che va a sommarsi a tutte quelle che si crea da solo; alle tante che gli creano i suoi ‘consigliori’; alla atavica sfiga che gli si è appiccicata addosso come una cozza allo scoglio fin da quando la sua candidatura venne lanciata).
Come farà, a questo punto il socialista e vice sindaco Mauro Marzucchi (che siede nei banchi della giunta comunale non perché è un tecnico, ma bensì perché è un politico a tutto tondo) a coronare il suo sogno di essere nominato nella deputazione amministratrice della Fondazione MPS? A quali nuovi equilibrismi dialettici e a quali stravaganti strategie di comunicazione i prodi comunicatori ceccuzziani tenteranno di ricorrere per far passare come non politici tutta una pletora di personaggi che, invece, hanno fatto solo quello in tutta la loro vita?
Risponda ad una sola domanda, Ceccuzzi: cosa ne pensa della nuova ‘Carta delle Fondazioni’ e della tanto sua amata parolina magica ‘discontinuità’?

2 comments ↓

#1 marco on 04.18.12 at 10:35

Può essere influente anche la condanna ricevuta dalla corte dei conti della quale avete parlato? Non è incopatibile con tutto aver avuto una condanna così pesante?

#2 Ale on 04.18.12 at 14:27

Si potrebbe anche aggiungere che tra un incarico e l’altro debbano intercorrere due anni in cui il soggetto debba lavorare? Un lavoro vero intendo. Questa sarebbe discontinuità.