Lo scontro frontale (perché di questo trattasi) consumatosi tra gli enti locali senesi (Comune e Provincia) e i baroni universitari guidati da Riccaboni lascia sul campo tre sconfitti: l’università, la comunità civile e il senso della legalità.
Riccaboni e i baroni capeggiati nella commissione statuto dal Cotta, hanno perseguito la linea culturale e gestionale coerente con l’impostazione della riforma universitaria berlusconiana. Quindi hanno approvato uno statuto che consegna al rettore una funzione principesca (o da faraone come ai tempi del Tosi) e ridisegna la gestione universitaria come una sorta di zona franca in cui i baroni non solo possono ricominciare un nuovo dissesto (e il mancato pagamento della rata del muto dimostra questo) senza alcun controllo formale, ma addirittura aprono le strade della privatizzazione di fatto.
La politica locale e le istituzioni politiche dimostrano di non avere la volontà e la forza di imporre un criterio trasparente e difforme dalla deriva berlusconiana e ai cittadini non rimane altro che sperare nell’intervento della magistratura che blocchi una deriva dannosa per il bene comune.
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Ceccuzzi, Bezzini, Carli e la Meloni fanno buon viso a cattivo gioco ma per loro è stata una sconfitta pesante perchè il confronto e stato spostato tutto sul piano del potere e non dei contenuti. Scontro che ormai si potrae da decenni, responsabile primo il rettore Berlinguer che ha generato una mancata sinergia fra le istituzioni che impoverisce la città. Emblematica a questo proposito è stata l’ultima tornata per l’elezione del Rettore.