Medietas orientalis nocte obtenebratur

Così disparvero i Cavalieri del Tempio con il loro segreto, nell’ombra del qual palpitava una bella speranza della città terrena.

Ma l’astratto al quale era incatenato il loro sforzo proseguiva in regioni sconosciute la sua vita inaccessibile e più di una volta nel corso dei tempi, lasciò fluire la sua ispirazione negli spiriti capaci di accoglierlo. (V.E Michelet, Le secret de la Chevalerie, 1930)

 

Si approssima il momento in cui il libero arbitrio che a noi è stato concesso può dispiegare nella propria interezza e nell’assoluta sua sovranità la ferrea volontà di mutare simbolicamente e fattualmente il corso degli eventi. Episodio raro nella temperie in cui i vincoli non delle umane prerogative, ma solo dei servili e rassegnati  gioghi hanno asservito il consorzio sociale. Il tempo scandisce le proprie ere e segna anche i cicli degli affrancamenti… L’abulico fatalismo annichilisce il soffio vitale le energie sottili che pervadono lo spirito, l’essenza della nostra natura terrena. L’attesa, l’interminabile, la travagliata attesa approda alla congenita frattura, non vi sono lenitivi, non è concesso alcun medicamento placebo che procrastinerebbe fra tormenti inenarrabili un esito già annunciato che fatalmente ha già ricevuto il crisma della sorte. E nel ricorrere delle ere siamo chiamati ancora una volta ad assolvere il nostro umile Servizio. Ed è nella celebrazione del nostro rito di concordanza dogmatica ed incondizionata con il bene comune, con l’ufficio che ci siamo imposti volontariamente di perseguire la pubblica felicità, “Pubblica Felicità”, vale a dire la prosperità e la serenità di tutti gli appartenenti alla società civile, che dobbiamo rammentare i Voti. Il Giuramento che consacra alla purezza dell’anima e degli intenti può e deve varcare i silenzi che troppo a lungo hanno condizionato e gravato sulla nostra intima essenza. La Grande Fraternità Bianca non può tollerare ancora gli spergiuri, i traditori del genere umano, coloro che hanno abusato del proprio potere, coloro che hanno perpetrato l’angheria peggiore, quella consumata nel silenzio degli oppressi. La comunione si deve estinguere a fronte delle vessazioni ed ai tentativi di asservimento. Gli esiti sono manifesti ed inequivocabili Lux meridiana clariores. Non Prevalebunt.

 

«Ma perché lei che dì e notte fila,

non gli avea tratta ancora la conocchia,

che Cloto impone a ciascuno e compila…» 

 

(Divina Commedia, Purgatorio, Canto XXI, 25-27)